Tutto da rifare in merito al Decreto Elezioni. È la conseguenza del fatto che in Senato non è stato raggiunto il numero legale per un votazione valida e questo vanifica il Sì. Una vicenda che scatena la critica di Giorgia Meloni nei confronti del governo presieduto da Giuseppe Conte. A suo avviso un altro governo per quanto accaduto e soprattutto se di centrodestra si sarebbe dimesso. La seduta del 18 giugno è stata, comunque, resa vana, rendendo necessaria una nuova convocazione per il giorno dopo.

Decreto elezioni: un precedente simile risale al 1989

Affinché il voto potesse essere valido sarebbe stato necessario che in aula fossero presenti 150 senatori. Il conteggio, invece, si è fermato a 149. All'interno del decreto legge sono presenti le disposizioni relative alla posticipazione degli appuntamenti elettorali del 2020. Tra i punti presenti c'è anche quello relativo all'accorpamento delle tornate elettorali ai fini dello svolgimento del referendum sul numero dei parlamentari. A ciò si aggiunge la riduzione del numero minimo di sottoscrizioni in merito a liste e candidature per le elezioni comunali. Principio, quest'ultimo, che può essere variato dalle regioni di appartenenza. Per il 2020 si prevede la possibilità di avere l'appuntamento con le urne in doppia giornata (domenica e lunedì).

Alla base della mancanza del numero adeguato, secondo quanto riporta Repubblica, ci sarebbe stato un errore nel computo dei congedi. Motivazione che sarebbe stata rilevata dalle verifiche fatte da Palazzo Madama. Un errore tecnico che ha, di fatto, vanificato la seduta. Un errore che, nella storia, non accadeva dal 1989. La necessità di una nuova votazione ha fatto si che i parlamentari abbiano dovuto attivarsi per rientrare in fretta e furia a Roma, tenuto conto che in molti avevano già lasciato la Capitale.

Meloni dice che con la sinistra al potere tutto è concesso

Giorgia Meloni, sul suo profilo Facebook, ha commentato la vicenda in maniera molto critica sottolineando come la maggioranza non abbia raggiunto neanche il "numero legale". Circostanza che impone la necessità che si rifaccia tutto e che, secondo la leader di Fratelli d'Italia, avrebbe sortito effetti diversi con un esecutivo di estrazione Politica opposta al timone.

"Per molto, molto meno qualsiasi governo di centrodestra - sottolinea - sarebbe stato costretto a dimettersi". Considerazione che la pone nelle condizioni di offrire una chiosa che suggerisce una certa amarezza dal suo punto di vista. "Ma - specifica - quando c'è la sinistra tutto è ammesso. E' la famosa democrazia variabile del sistema politico italiano".