Il Coronavirus sembrerebbe, per il momento, lasciare spazio ad uno squarcio di sereno dopo mesi difficili. Una situazione, quella venutasi a creare, che ha dato notorietà a personaggi che Daniele Capezzone definisce "vedove del virus". Una definizione quasi sarcastica di quanti sono diventati popolari grazie alla pandemia e che, a suo avviso, rischiano di guardare con nostalgia al fatto che l'eventuale definitiva uscita di scena del Sars-Cov2 possa rappresentare per loro un ritorno ad una minore notorietà. Il giornalista ha parlato di questo risvolto in un articolo che ha pubblicato sul sito del collega Nicola Porro.

Capezzone spiega che si riferisce a tante categorie

Daniele Capezzone, senza dare possibilità di fraintendimenti, elenca subito le categorie a cui fa riferimento. Si tratta dei virologi, degli opinionisti, di ministri che etichettati come ''badanti'', di sindaci a cui accosta il termine ''sceriffi'' e governatori, a suo dire, con la ''bacchetta''. Secondo il giornalista si tratterebbe di persone che non si starebbero dando pace per il fatto che il virus stia sparendo. A suo avviso i soggetti citati avrebbero costruito la propria ''ribalta mediatica'' grazie a quel clima di emergenza che si era venuto a creare.

Per loro, nelle idee di Daniele Capezzone, quella fase di timore diffuso ha rappresentato quasi un palco per i comizi nel caso dei politici attraverso cui è stato possibile acquisire consenso.

Chi, invece, è diventato famoso, pur non appartenendo all'ambito politico, avrebbe incrementato il proprio fatturato.

Capezzone parla di copione 'sciatto e prevedibile'

Secondo Capezzone nascerebbero da questi presupposti quelli che oggi continuano ad essere ammonimenti a non correre troppo verso un ritorno alla normalità. Il giornalista sottolinea come questo, nella sua opinione, rappresenti un tentativo di restare aggrappati al virus.

Tra coloro che, a suo avviso, avrebbero tratto vantaggio dal virus sarebbe ci stato il governo che, grazie alla situazione venutasi a creare, ha potuto involontariamente contare su ciò che definisce ''un appoggio esterno''.

Capezzone vede addirittura con sospetto che ci sia qualcuno che inizi a minacciare la possibilità concreta di una "seconda ondata" del coronavirus.

Descrive l'ipotesi come un escamotage finalizzato a diffondere ancora terrore. Una situazione che paragona ad un film dove una volta scampati al primo ''cattivo'', i buoni tornano ad essere messi in pericolo da "un mostro ancora più sanguinario e cattivo". Un copione che Capezzone definisce "sciatto e prevedibile'', sottolineando come una nuova ondata epidemica sia possibile ma non certa come qualcuno vorrebbe, a suo dire, far credere.