Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti risultano indagati. La procura di Firenze ha iscritto i nomi dei tre esponenti politici nel registro degli indagati con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. L’inchiesta è quella già aperta da tempo sulla fondazione Open sulla gestione dei cui fondi i magistrati fiorentini vogliono vederci chiaro. Fino a ora risultavano indagati l'ex presidente di Open Alberto Bianchi e l'imprenditore Marco Carrai. Ma, adesso che nell’inchiesta sono entrati anche i nomi di Renzi e Boschi, l’attenzione mediatica si è alzata improvvisamente, il leader di Italia Viva, insieme al suo braccio destro e al parlamentare del Pd Lotti, ha già ricevuto un invito a comparire in procura il 24 novembre prossimo per essere interrogati.

Intanto, nella sua durissima replica, Renzi accusa i magistrati di passare informazioni al quotidiano La Verità, autore dello scoop sull’indagine.

Invito a comparire per Renzi, Boschi e Lotti

La procura di Firenze ha già provveduto a notificare un invito a comparire nei suoi uffici il prossimo 24 novembre. I destinatari sono il leader di Italia Viva Matteo Renzi, la capogruppo alla camera del suo partito, Maria Elena Boschi, e l’attuale deputato del Pd Luca Lotti. Dovranno sottoporsi ad un interrogatorio da parte dei pubblici ministeri Luca Turco e Antonio Nastasi. I tre, insieme a Marco Carrai e Alberto Bianchi, sono chiamati a chiarire il presunto giro illecito di denaro, passato secondo l’accusa dalle casse della Fondazione Open a quelle della corrente renzianaall’interno del Partito Democratico, prima dell’uscita dell’ex presidente del Consiglio dal Pd e della fondazione di Italia Viva.

Le accuse dei magistrati ai renziani: contributi illeciti per 7,2 milioni di euro

Secondo quanto scritto nell’invito a comparire spedito dalla procura di Firenze, Matteo Renzi in quanto direttore della fondazione Open, insieme agli altri quattro indagati nel ruolo di componenti del consiglio direttivo della stessa, avrebbero ricevuto contributi per 7,2 milioni di euro violando la legge sul finanziamento pubblico ai partiti.

Secondo i magistrati, quelle somme sarebbero state utilizzate per sostenere l'attività politica della corrente guidata da Renzi, allora all’interno del Pd.

La replica di Matteo Renzi: ‘Mi sarei aspettato una lettera di scuse dai pm’

“Tutti i contributi che ci vengono dati sono regolari, tutti con bonifico o tracciati. Bastava fare una ricerca su Google per capire che tutto era alla luce del sole”, questa la replica di Renzi sui social.

Renzi ricorda che la Corte di Cassazione ha già annullato i sequestri disposti dalla procura di Firenze. Inchiesta che però avrebbe creato un “danno enorme” al suo partito. “Questo è il segno di un modo di far politica che non è il nostro, perché mi sarei aspettato una lettera di scuse da quei pm di Firenze" protagonisti dell'inchiesta su Open. E invece - attacca ancora - è arrivato questa mattina un avviso di garanzia. Sembra un assurdo giuridico. Loro passano informazioni a La Verità, noi pensiamo che la verità sia quella della Cassazione. Spero che il pm di Firenze abbia letto o capito la sentenza della Cassazione. Noi ai magistrati auguriamo buon lavoro”, conclude.