L'inizio di dicembre, come ogni anno, fa volgere lo sguardo al Natale. Di diverso, in questo 2020, ci sarà un nuovo Dpcm che cambierà in maniera considerevole molti aspetti della tradizione. Dall'impossibilità a spostarsi alla limitazione nella frequentazione degli affetti, passando per il coprifuoco della Vigilia e della notte di Capodanno. Non sono mancate a riguardo manifestazioni di insofferenza. Il governo, dal canto suo, ha scelto di mettere in cima ad ogni cosa l'esigenza di contenere il contagio e la diffusone del Coronavirus. C'è il timore di una terza ondata già all'inizio del 2021 e per evitarla servono rinunce.

E, in un certo senso, sono significative le parole di Massimo Galli che, partecipando ad Accordi e Disaccordi su Nove, ha fatto capire come ad oggi in molti non hanno contezza di quanto il Sars-Cov2 sia un virus subdolo.

Nuovo Dpcm con linea rigorista, italiani si comportano meglio con regole ferree

L'infettivologo del Sacco di Milano è uno che spesso non dice ciò che la gente vuole sentirsi dire. Dice ciò che pensa, anche quando i suoi avvertimenti si rischi portano qualcuno ad accusarlo di allarmismo Nel corso della trasmissione gli è stato chiesto cosa possa esserci alla base del comportamento degli italiani che, con regole dure e precise, riescono a mantenere un comportamento esemplare, ma non appena si allentano le restrizioni si assiste ad immagini di assembramenti e mancato rispetto delle regole individuali.

Ed è probabilmente questo uno dei motivi per i quali il Dpcm di dicembre si caratterizza per una linea rigorista, in maniera tale da evitare che si torni ad assistere a scene come quelle estive dove si erano disperse buona parte delle condotte necessarie contro il coronavirus.

Galli racconta la sua esperienza con parenti di vittime da coronavirus

"Non ho voglia - spiega Massimo Galli - di prendermela con gli italiani. Quello che trovo più grave in assoluto è che non si sia ancora capito come questa cosa è maledettamente subdola".

Galli è il direttore delle Malattie Infettive del Sacco di Milano, in prima linea nella battaglia contro la Covid che è anche e soprattutto un concentrato di storie familiari.

Quelle magari di giovani asintomatici che, inavvertitamente, finiscono per portare il virus a casa dove ad essere colpiti sono soggetti esposti a conseguenze più serie. "Sono - ha detto - amareggiato, stanco, di dover consolare l'inconsolabile. Cioè quelle persone che sanno di aver portato l'infezione a casa a genitori o nonni che sono andati all'altro mondo".

Secondo il medico, ad oggi, sarebbero in tanti a non avere contezza delle situazioni che si possono innescare. "Temo - ha precisato - che su tutta questa vicenda si sia molto lontani dall'aver acquisito una robusta comprensione di quella che è la sua realtà e del fatto che con un virus come questo non puoi entrare in trattative".