Tutta Italia in zona arancione a partire dal 25 febbraio. Secondo quanto riportano alcuni organi di stampa, tra cui il Corriere della Sera, sarebbe questa la proposta formulata da alcuni presidenti di Regione, da rendere operativa quando scadrà il divieto di spostamento tra Regioni stabilito per decreto dal governo Conte. La richiesta di molti governatori è quella di rendere omogenee su tutto il territorio nazionale le misure anti Coronavirus. Il sistema della divisione a colori, infatti, non soddisfa pienamente e il timore della diffusione di nuove varianti del virus, come quella inglese, preoccupa.

La proposta di alcuni presidenti di Regione: zona arancione in tutto il Paese

La data da segnare sul calendario è quella del 25 febbraio, giorno della scadenza del divieto di spostamento tra Regioni stabilita dal precedente governo guidato da Giuseppe Conte. Tutti si chiedono che cosa farà Mario Draghi, se deciderà di prorogare questa misura, oppure di consentire la libera circolazione all’interno del Paese. Questa seconda ipotesi sembra per il momento la meno probabile. A questo proposito, infatti, la voce dominante che arriva dai presidenti di Regione sarebbe quella di mettere fine alla divisione in fasce colorate, prediligendo invece una soluzione più omogenea per tutto il territorio nazionale, come ad esempio una zona arancione.

Trattativa tra governo e Regioni sulla zona arancione

Sono diverse le proposte che i governatori regionali avrebbero messo sul tavolo della trattativa con il governo, in particolare con il ministro della Salute, Roberto Speranza, e con quello degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini. Ma quella prevalente è appunto quella sulla zona arancione in tutta Italia.

La cosa certa è che i presidenti delle Regioni sono contrari alle continue aperture e chiusure alternate che avrebbero il solo effetto di disorientare i cittadini, oltre a penalizzare i titolari di attività commerciali.

Timore per la diffusione delle varianti

Il timore della di una nuova massiccia diffusione del coronavirus è comunque ancora alto.

Tutta colpa delle varianti come quelle inglese, sudafricana e brasiliana, già presenti in ampie zone del Paese. Nelle scorse ore diverse Regioni sono tornate in zona arancione, ma si teme anche per Lazio e Lombardia, rimaste in zona gialla nonostante l’indice Rt sia aumentato rapidamente fino a sfiorare quota 1. Per questo i presidenti di Regione hanno deciso di incontrarsi nella giornata di sabato 20 febbraio, allo scopo di stabilire una linea comune da presentare al governo Draghi. Favorevoli a misure omogenee, quindi ad una zona arancione nazionale, sarebbero tra gli altri Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna), Attilio Fontana (Lombardia) ed Eugenio Giani (Toscana). Più scettico, invece, sarebbe Giovanni Toti (Liguria) il quale chiede di prendere misure “su base provinciale” e non regionale.