Intervistiamo Cosimo Ferri, parlamentare di Italia Viva, sulla possibilità di un futuro governo guidato da Mario Draghi, e sul perché siamo di fronte a una delle occasioni più importanti per l’Italia che - come sottolinea Ferri - con Draghi potrà spendere bene il denaro del Recovery Fund, avviare un piano di riforme che rilancino il Paese e così cambiare la percezione dell’Italia nel mondo. Quando gli chiediamo quanto durerà, non ha dubbi: "Non si scomoda uno come Draghi per un governo di pochi mesi. Siamo noi che abbiamo bisogno di lui, non il contrario". Ma non pensiamo a un governo Monti bis. Draghi, continua il politico di Iv, "opterà, secondo il mio modesto parere, per un modello Ciampi con tecnici e politici al suo interno e si troverà a gestire delle risorse, non a tagliare".

In che modo ha accolto la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di dare l’incarico di formare un nuovo governo a Draghi?

Una scelta giustissima e di grande respiro, del resto sin dall’inizio abbiamo detto ci rimettiamo alle indicazioni del Presidente della Repubblica che ha fatto un appello chiaro e preciso. La politica non si tiri indietro ma giochi un ruolo da protagonista guidata da Draghi che saprà essere al di sopra di tutti.

In un momento così difficile dovuto all’emergenza sanitaria ed economica la ricetta Draghi e l’unica cura e la più efficace. È un’occasione importante per il nostro Paese, poter contare sulla professionalità e sull’esperienza internazionale di Mario Draghi. Il presidente Mattarella ha incaricato l’italiano più forte e credibile a livello internazionale ed europeo.

Draghi ha rapporti importanti in tutto il mondo, ha salvato l’Italia e l’Euro, ha dimostrato in tutti i ruoli ricoperti autorevolezza, serietà, determinazione e professionalità. Ha capacità, esperienza ed un curriculum da fuoriclasse. Come si fa a non dargli fiducia? Mi auguro che tutti i partiti avvertano questo cambio di passo e lavorino per il Paese e quindi con Draghi.

Parlando di maggioranza, crede che Draghi possa riuscire a trovare il sostegno del parlamento? A destra e nel Movimento cinque stelle c’è ancora molta indecisione...

Sono fiducioso che Draghi possa trovare ampio consenso in parlamento, chi si defila farà fatica a spiegarlo al Paese e agli italiani. In queste ora qualcosa di positivo si sta muovendo, ci sono state grandi aperture da parte per esempio di Silvio Berlusconi ma anche se con toni diversi e più timidi anche da parte di Matteo Salvini. Lo stesso Movimento 5 stelle con Luigi Di Maio ma anche con il Presidente Conte hanno sostanzialmente aperto, pur chiedendo con chiarezza un governo politico. Insomma ancora c’è molta tattica ma tutti concordano sull’autorevolezza di Draghi.

Non so con quali numeri otterrà la fiducia in parlamento ma credo saranno numeri ampi per iniziare un percorso diverso.

Draghi rappresenta certo un segnale forte rispetto agli errori del governo precedente. Dove crede che il Conte II abbia fallito?

Italia Viva ha aperto una crisi non per rivendicare posti o per capriccio ma perché il governo era fermo e non era riuscito a dare spazio alle migliori professionalità del Paese. Se pensiamo per esempio alla task force di Colao, il governo Conte non ha saputo sfruttare e valorizzare le professionalità, le idee portate da Colao. Ha dato l’idea di preferire Azzolina e Bonafede a persone del calibro di Colao. Ha puntato solo sul commissario Arcuri, al quale ha dato troppi poteri dall’Ilva, ai banchi a rotelle, ai vaccini, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Inoltre non è stato portato avanti un serio piano di investimenti sulle infrastrutture, sulle politiche attive del lavoro, sulla distribuzione dei vaccini. Capisco le difficoltà della pandemia, non era facile per nessuno gestire questa situazione , però si è data l’idea di non volere ascoltare, di voler fare da soli senza unire tutte le forze. Insomma c’era qualcosa che non andava da un po’ di tempo.

Tornando al presente e a Draghi, crede che avremo un governo tecnico o politico?

Credo che alla fine Draghi opterà per un modello Ciampi. Pur essendo un tecnico, Draghi ha una grande esperienza Politica, perché conosce le macchine ministeriali ed è stato direttore generale, ancor prima di essere nominato Governatore della Banca d’Italia e della BCE.

Conosce bene la politica e si sa muovere molto bene. Per questo motivo credo riuscirà a unire il valore tecnico a quello politico: lo ha mostrato chiaramente, ad esempio, coinvolgendo il parlamento e i gruppi parlamentari, chiedendo un confronto con le forze sociali. Troverà la sintesi per un governo forte sia dal punto di vista delle professionalità che politicamente.

Crede che il governo di Draghi, se nascerà, ci porterà fino a fine legislatura?

Non si disturba una figura come quella di Draghi per giocare poco, per un governo di sei mesi. Ci sono tutte le premesse per arrivare a fine legislatura nel 2023. Questo è il nostro obiettivo. Anche perché, nel momento in cui Draghi entrerà in sintonia con il Paese, sarà difficile chiedere poi elezioni.

I cittadini noteranno il cambio di passo rispetto al governo Conte II sia sul piano vaccini che sul Recovery Fund è così via.

In molti soprattutto da destra e dai cinque stelle parlano di una fotocopia della stagione di Mario Monti...

È un momento storico più difficile ma diverso rispetto a quello vissuto con il governo Monti. Però Draghi si troverà a gestire delle risorse, non sarà costretto a tagliare, e dovrà rendere credibile il nostro Paese in Europa per spendere bene il denaro del Recovery Fund. Occorre poi approvare le riforme penso a quella della pubblica amministrazione, allo sblocco dei cantieri, a quella fiscale. Sul piano investimenti Italia viva aveva offerto a Conte un piano forte e dettagliato per sbloccare i cantieri: si è tradotto tutto nel Dl semplificazione un primo paso importante ma non sufficiente.

Non è stato raggiunto l’obiettivo di azzerare la burocrazia. Per questo Draghi ha bisogno anche della politica, perché non dovrà solo spendere bene i soldi dell’Europa ma anche fare delle serie riforme. Noi seguiremo le decisioni di Draghi in qualunque direzione vadano sia per un governo politico che tecnico. Quello che vogliamo è che L’Italia venga ridisegnata. Oggi il Paese è fermo.

Abbiamo parlato di Mattarella ma Draghi primo ministro è anche un capolavoro di Matteo Renzi. Cosa ne pensa?

Renzi ha giocato le carte in maniera egregia e oggi - anche chi era scettico rispetto all’apertura di una crisi in un momento difficile - gli dà ragione ed è emersa chiaramente la verità: Renzi ha voluto la crisi per il bene del Paese, per una vera ripartenza.

Ha avuto molto coraggio e ha creduto in un’azione politica lungimirante. Ma non lo ha fatto per vincere ma per far vincere il Paese. Sono certo che gli italiani lo stiano capendo ed apprezzando.

Crede che Draghi possa fare da volano a un progetto di centro che possa portare alla creazione di un partito o di una coalizione?

Draghi è talmente autorevole che non ha bisogno di far politica. Il Paese ha bisogno di lui, il che lo rende ancora più forte. Credo che Draghi non commetterà mai l’errore di fare un partito o di entrare nello scontro tra le forze politiche, farà il centravanti della Nazionale per fare i goal. Ma saprà essere arbitro negli scontri politici, la sua stella polare sarà il bene del Paese.

È evidente però che proprio questo suo ruolo super partes consentirà di rimescolare le carte soprattutto al centro: tutti davano per scontato un progetto di Conte con un partito al centro, oggi questa possibilità sembra svanita. Conte sembra oggi dire sono il leader di una colazione ma del movimento 5 stelle. Inoltre il tentativo di tenere compatto il blocco Pd-Cinque stelle-LeU crea uno spazio enorme al centro. Uno spazio che cercheremo di andare a intercettare e che apre grandi scenari. Anche perché ci sono due blocchi: da una parte Pd, Cinque stelle e LeU, dall’altra il centrodestra, che non so in questa fase quanto possa viaggiare compatto e unito. Allo stesso tempo il Pd ha dato un segnale chiaro di non volersi spostare al centro.

Quindi se ci sono i due blocchi è chiaro che al centro ci sono spazi enormi che Conte potrà ancora cercare di intercettare: solo che un conto è farlo da premier, un conto è farlo partendo ai blocchi di partenza insieme a tutti gli altri.