Il nuovo governo di Mario Draghi segna un ridimensionamento del Movimento 5 Stelle? Secondo Marco Travaglio, in base a quanto scrive nel suo editoriale su Il Fatto Quotidiano, sì. Ascoltando i ministri scelti da Draghi, non ha potuto non pensare: "poveri 5s", ha scritto, e "soprattutto poveri elettori, gabbati da Grillo, gabbato d Draghi".
Governo Draghi, l'editoriale di Travaglio parla anche di M5s
Il Movimento 5 Stelle, in base ai grandi risultati ottenuti alle politiche del 2018, è il partito con la maggiore rappresentanza parlamentare. Tuttavia, secondo l'analisi di Marco Travaglio sarebbero "passati da partito di maggioranza relativa a partito e basta".
Il riferimento è al fatto che i grillini hanno avuto quattro ministeri che non sembrano strategici ai fini della delineazione delle strategie per il futuro. Travaglio, non a caso, li definisce "inutili come gli Esteri o minori come gli altri".
A sedere ancora in Consiglio dei Ministri ci saranno, infatti, Luigi Di Maio che resta alla Farnesina ed altri tre pentastellati. Federico D'Incà avrà il dicastero che che si occuperà dei Rapporti con il Parlamento, Stefano Patuanelli sarà ministro dell'Agricoltura e Fabiana Dadone alle Politiche giovanili
Di Battista torna a parlare di Draghi
Aveva fatto notizia nei giorni scorsi il fatto che una delle figure storiche del Movimento 5 Stelle, Alessandro di Battista, avesse annunciato praticamente la sua fuoriuscita dal mondo pentastellato.
Una scelta arrivata subito dopo il voto sulla piattaforma Rosseau in cui la "base" aveva dato il via libera al sostegno alla maggioranza che reggerà il governo presieduto da Mario Draghi. Ed è stato proprio Di Battista a regalare uno dei primi commenti a caldo nel momento in cui Mario Draghi ha annunciato la sua lista dei ministri.
"Ne valeva la pena?" è stato l'interrogativo girato ai suoi follower.
Una domanda a cui, nella giornata di sabato, ha aggiunto un post dove ha manifestato le sue perplessità rispetto alla scelta di formare un governo con i ministri di Forza Italia Brunetta, Carfagna e Gelmini. Riserve che nascono dalla loro appartenenza all'ultimo governo Berlusconi.
"I giornaloni - ha aggiunto Di Battista - che fino a 24 ore fa esultavano per il Governo dei Migliori, oggi hanno cambiato linea. Ora provano a spingere il concetto del "Povero Draghi, costretto a piegarsi alle richieste dei partiti e delle loro correnti". Non funziona così! Il Presidente del Consiglio è responsabile della scelta dei suoi ministri. Con questi nomi perde la santità e torna ad essere un semplice beato".