A partire dal 1° gennaio 2026, il salario minimo legale in Germania subirà un nuovo incremento: passerà dagli attuali 12,82 euro a 13,79 euro l’ora, per poi salire ulteriormente a 14,60 euro nel 2027. L’annuncio arriva dal governo tedesco, che ha accolto le raccomandazioni della Commissione indipendente sul salario minimo, composta in modo paritario da rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro. La decisione è stata presa all’unanimità, come sottolineato dalla presidente dell’organismo, Christiane Schönefeld.
La ministra del Lavoro, la socialdemocratica Bärbel Bas, ha confermato che l’aumento sarà effettivo con l’inizio del 2026.
Tuttavia, l’entità dell’incremento ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato è un passo avanti per tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori, ma dall’altro non soddisfa le richieste avanzate dallo stesso Partito Socialdemocratico (SPD), che puntava a raggiungere un salario minimo di 15 euro entro il 2026. Quella soglia era stata indicata come "raggiungibile" nell’accordo di coalizione firmato con i conservatori guidati dall’attuale cancelliere Friedrich Merz.
E in Italia? Una questione ancora irrisolta
Mentre la Germania prosegue nel percorso di adeguamento del salario minimo, l’Italia resta uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea a non avere ancora una soglia minima legale per le retribuzioni.
Attualmente, il nostro sistema si basa principalmente sui contratti collettivi nazionali (CCNL), che stabiliscono i minimi salariali per ogni categoria professionale. Questo modello è stato più volte elogiato per la sua flessibilità, ma è anche oggetto di critiche, soprattutto per i settori meno sindacalizzati o per quei lavoratori impiegati con contratti atipici, dove il rischio di retribuzioni al di sotto della soglia di povertà è concreto.
Secondo i dati forniti dall’INPS e da Eurostat, circa il 10% dei lavoratori italiani guadagna meno di 9 euro lordi l’ora. È proprio questa cifra che è stata indicata come possibile soglia per un salario minimo nazionale durante i recenti dibattiti politici, anche se ancora non si è arrivati a una decisione definitiva.
La proposta di legge avanzata a fine 2023 da diverse forze di opposizione, che prevedeva l’introduzione di un minimo legale a 9 euro l’ora [VIDEO], è stata rinviata e poi archiviata.
Il governo Meloni ha espresso più volte la volontà di rafforzare i contratti collettivi, anziché introdurre un salario minimo per legge. Intanto, le pressioni da parte delle istituzioni europee, dei sindacati e di alcune associazioni di categoria continuano a crescere, soprattutto in un contesto di inflazione elevata e perdita del potere d’acquisto per le fasce più deboli della popolazione.
Il tema del salario e negli altri paesi europei
Il dibattito sul salario minimo si inserisce in un contesto più ampio: l’Unione Europea ha recentemente adottato una direttiva che invita gli Stati membri a garantire salari equi e adeguati, suggerendo l’introduzione di una soglia minima o, in alternativa, meccanismi efficaci per garantire che i contratti collettivi coprano almeno l’80% dei lavoratori.
Paesi come Francia, Spagna e Belgio dispongono già da tempo di un salario minimo nazionale. La Germania stessa, che ha introdotto il salario minimo legale solo nel 2015, ha progressivamente aumentato la soglia negli anni, adeguandola al costo della vita e alle dinamiche del mercato del lavoro.