Lo hanno chiamato "horsegate" ed è lo scandalo della carne di cavallo ritrovata in alcuni prodotti alimentari commercializzati nei paesi europei.
Una vicenda che ha coinvolto anche aziende italiane molto note, come Buitoni, Primia e Findus, ma anche l'Ikea che ha ritirato dal commercio tutte le confezioni da 1 kg delle sue famose polpettine surgelate.
Ne hanno già parlato tutti i giornali ed i controlli stanno cominciando a farsi più serrati, ma c'è dietro un business probabilmente legato allo smercio di cavalli da corsa anzianott
Se lo sono chiesto un po' tutti: ma perché utilizzare proprio la carne di cavallo che è in assoluto la più cara? L'unica risposta possibile e logica è questa: perché non si tratta di carne di cavallo da macello, ma di carne equina proveniente dal circuito delle corse sportive.
Il meccanismo è semplice: un cavallo da corsa che agli sgoccioli della sua "carriera sportiva" deve, per legge, essere mantenuto dal suo proprietario fino alla fine naturale della sua vita, dopodichè deve essere cremato; se il cavallo è particolarmente longevo, però, il suo mantenimento può essere molto costoso per il proprietario; se poi, quest'ultimo, è un po' disonesto, gli cambia identità dotandolo di documenti falsi e lo "trasforma" in cavallo da macello, il tutto ad un prezzo più basso quindi più conveniente anche per le aziende alimentari che producono tortellini, lasagne, hamburger, polpette, ecc. ecc.
Insomma lo scandalo è grosso, ma noi italiani forse non dovremmo preoccuparci più di tanto. Innanzitutto perché l'Italia è tra i paesi europei più rigorosi nei controlli veterinari: da noi le analisi sulla carne di cavallo sono iniziate già da un anno.
In ogni caso, per quanto riguarda i rischi sulla salute, non è necessario creare un allarmismo esagerato. È vero che i cavalli da corsa sono in un certo senso "dopati", cioè vengono trattati e curati con farmaci, specialmente antibiotici, e sostanze che non possono assolutamente essere presenti nel cibo perché potenzialmente dannosi per la salute umana.
Ma è altrettanto vero che mangiare un piatto di lasagne contenenti una percentuale di carne di cavallo da corsa non dovrebbe causare alcun problema.
In caso di consumo massiccio di piatti realizzati con carne equina illegale, invece, l'effetto collaterale tipico potrebbe essere quello della resistenza agli antibiotici.
In definitiva, possiamo anche chiudere un occhio e superare lo scandalo della carne di cavallo, a patto che non si ripeta più.
Per garantire ciò, sarà molto importante intensificare sempre di più l'attività di controllo anche sulla carne che l'Italia importa dagli altri paesi. Fortunatamente, il Ministero della salute ha già annunciato ispezioni e accertamenti a tappeto ed ha anche avanzato la proposta di istituire un'anagrafe equina.