L’annuncio è stato dato in questigiorni dal prof. De Carlis, direttore del Dipartimento di chirurgia generale edei trapianti dell’Ospedale di Niguarda-Ca Grande di Milano, che ha confermatoche dal prossimo mese di gennaio partiranno i primi programmi di accesso allenuove terapie ed in un secondo momento i nuovi farmaci saranno resiprescrivibili dal Servizio Sanitario Nazionale.

Le nuove terapie, meno invasive epiù efficaci di quelle impiegate finora, riguarderanno le malattie del fegato, cirrosi, infezioni da trapianto e alcune forme di tumore.

Si assumeranno per via orale eavranno la caratteristica di guarire l’epatiteC, con particolare attenzione allecomplicanze come la cirrosi, e diintervenire in maniera efficace nelle infezioni.

L’epatite C è una malattia infettiva causata da un virus che attaccale cellule del fegato, causando gravi danni e complicanze, quali appunto la cirrosi. La diagnosi è spesso tardiva perchél’insorgenza della malattia è spesso asintomatica.

Finora è stata trattata conterapie invasive, quali l’interferone, cheha il compito di stimolare la risposta antivirale del nostro organismo ma hanotevoli effetti collaterali.

In genere all’interferone vieneassociato un altro farmaco in compresse, la “ribavirina”, che agisce comeinibitore del virus, impedendogli di proliferare.

I nuovi farmaci agiranno proprio comeinibitori degli enzimi che il virus usa per moltiplicarsi e pertanto, oltre che per iltrattamento nelle cirrosi e nelle infezioni post-trapianto, sono statiimpiegati anche nella chirurgiaoncologica del fegato e alle metastasidel fegato.

Il prof. De Carlis ha spiegatoche i farmaci per le metastasi,utilizzati dopo l’intervento chirurgico, hanno migliorato l’esito dello stesso,migliorando anche la prognosi.

In sintesi, con l’impiego deinuovi farmaci, si avrebbero una serie di effetti positivi per le variepatologie, con eliminazione o ridimensionamento delle complicanze, cheporterebbero, inoltre, anche ad una diminuzione al ricorso del trapianto dell’organo.