L'etichettatura di origine obbligatoria potrebbe aumentare il costo della carne fino al 50%. In una relazione la Commissione Europea mette in guardia il Parlamento Europeo e il Consiglio dell'Unione sui possibili rincari che andrebbero a ricadere sui costi di produzione e quindi sui consumatori. La notizia è riportata dalla francese Agence France Press e dall'edizione online del giornale tedesco Spiegel.
Finora l'indicazione della provenienza della carne, se Ue o extra Ue è stata volontaria, tranne che per le carni bovine etichettate dopo lo scandalo della Bse.
La discussione se rendere obbligatoria l'etichetta di provenienza sulle altre carni è nata poi con i casi delle carni di cavallo provenienti dall'est Europa e mischiate in preparati con l'etichetta che riportava altri tipi di carni. Da qui il progetto di mettere in chiaro l'origine sia per le carni suine, che per il pollame, le pecore e le capre.
Nella relazione della Commissione emerge come l'obbligo di origine della carne possa comportare per i produttori aumenti di costi tra il 15% e il 50%. A questo va aggiunto il costo delle agenzie alimentari per le verifiche sulla carne che porterebbero ad un aumento fino al 30%. Di questi aumenti, la Commissione teme che il 90% possa pesare sulle tasche dei consumatori, e solo il 10% sugli stessi produttori. Diventa così ancora più probabile, concude la Commissione, che il consumatore medio in tempo di crisi tenda a scegliere i prodotti con un prezzo al consumo inferiore, mettendo in secondo piano la natura e la qualità della carne acquistata.