L'uomo e lo Spazio. Un rapporto partito circa mezzo secolo fa e che grazie a tecnologie sempre più avanzate, si è ormai intensificato da tempo con missioni sempre più di successo. Del resto, il sogno di diventare astronauta è molto comune tra i bambini, quasi al pari di quello di diventare calciatori o ballerine. Diventò una fissa negli anni '70, quando l'allunaggio (vero o falsificato che sia) e la corsa spaziale tra Usa e Urss del decennio precedente, alimentarono ulteriormente i sogni. Gli italiani poi fino a qualche settimana fa si sono entusiasmati per Samantha Cristoforetti che ci inviava vari video di vita quotidiana in orbita.
E ora si entusiasmano di nuovo per il ritorno in orbita di Paolo Nespoli, il quale a 60 anni torna nello spazio con la missione Expedition 52/53.
Ma sogni ed entusiasmi a parte, cosa accade agli astronauti dopo sei mesi passati in orbita? Non proprio uno scherzo. Il loro organismo ne risente, eccome. A spiegarlo è l'espertoFilippo Ongaro a La Stampa.
In sei mesi si invecchia di dieci anni. Ma non solo…
Ongaro afferma che stare sei mesi nello Spazio comporta per il corpo umano un invecchiamento di circa dieci anni. Ad avere un ruolo negativo è l'assenza di gravità. L'invecchiamento però non è esteriore (infatti gli astronauti non tornano con rughe e capelli bianchi), bensì interiore. L'assenza di gravità infatti determina osteoporosi, perdita di massa ossea e muscolare (dato che per mesi si fluttua in area e si perde peso corporeo), problemi cardiaci e insorgere di diabete.
A passarsela male sono pure gli occhi: l'assenza di gravità comporta infatti danni al corretto funzionamento delle arterie che regolano l'afflusso di sangue al cervello. E ancora, si verifica una riduzione delle capacità del proprio sistema immunitario. Infine, le radiazioni cui sono espostili espongono altresì a una maggiore insorgenza di tumori.
Alla fine di ogni missione, gli astronauti devono passare un lungo periodo in quarantena per recuperare appieno le proprie normali funzioni vitali.
Insomma, una bella esperienza, ma che costa anche molta fatica per l'organismo. Ma forse c'è chi pensa che il gioco vali la candela e resti comunque un'esperienza incredibile.