I farmaci a rischio rimborso sono circa 1500 e si tratterebbe soprattutto di antipertensivi e di quelli che curano le patologie del sistema nervoso centrale come gli antidepressivi e gli psicoanalettici. Per tenere sotto controllo la spesa sanitaria, le Regioni, hanno proposto il loro piano, che prevede in pratica, il rimborso, tra i farmaci della stessa categoria (terapeuticamente equivalenti) solo quelli che detengono il prezzo più basso.

Farmaci equivalenti: rimborsabile solo quello con il prezzo più basso

La nuova operazione del sistemasanitario Regionale, dovrebbe riguardare circa 2.700 medicinali, tra cui 1.700 ad uso esclusivamente ospedaliero e almeno 1.500 in distribuzione in tutte le farmacie.

Questa novità, farebbe rimanere rimborsabile, solo il farmaco che ha il prezzo più basso, lasciando tutti gli altri a carico totale dell’assistito. "Aste per farmaci terapeutici equivalenti", questo è il nome, della nuova proposta delle Regioni per ridurre la spesa a livello sanitario. Ma secondo l'associazione dei medici di famiglia (Fimmg) i farmaci "terapeuticamente equivalenti" non sono uguali, si tratterebbe infatti di medicine che possono essere formulate anche con principi attivi diversi dall’originale.

I farmaci a rischio rimborso in farmacia

Secondo il programma proposto dalle Regioni moltissimifarmaci non sarebbero più rimborsabili, poichè per ogni categoria, definita dai tecnici del settore "di quarto livello", rimarrebbero rimborsabili solo i farmaci più economici, lasciando gli altri a totale carico del malato.

I farmaci che rischiano in particolar modo didiventarea totale caricodegli assistiti, se non sono disposti a cambiare terapia con un "farmaco equivalente", sono quelli per curarel’ipertensione, la depressione ma anche gli antibiotici.La proposta è stata dettata dalla preoccupazione per l’insostenibile soglia raggiunta dalla spesadel sistema sanitario italiano per i farmaci, tradotta in pratica dall’Aifa, nella possibilità di acquistare queimedicinaliche propongono il “prezzo più basso” e che rientrano nella classificazione di quartolivello, categoria nella quale si trovano anche antibiotici, antidepressivi e farmaci antipertensivi, molto utilizzati soprattutto dagli anziani.

L’associazione dei medici di famiglia ritiene questa possibilitàinaccettabile che andrebbe a eliminare, in pratica, completamente l’autonomia decisionale ai medici in merito alleprescrizioni farmaceutiche, soluzione che si contrappone alle ricerche scientifiche che mirano a terapie, verso il paziente, sempre più personalizzate.