È proprio vero che la Scienza moderna non smette mai di stupire. Stavolta nel mirino degli scienziati c'è la possibilità di poter attivare o disattivare a proprio piacimento i neuroni responsabili di alcune emozioni. Responsabili della ricerca sono gli studiosi dell’Istituto Karolinska in Svezia, capeggiati da Stefanos Stagkourakis e Christian Broberger. I ricercatori hanno sfruttato i principi della optogenetica per studiare i neuroni responsabili dell’aggressività in un gruppo di topi.

Tutto comincia da un raggio di luce

L’optogenetica è quella branca della scienza che si occupa dello studio dei neuroni combinando tecniche ottiche e genetiche di rilevazione.

Tale tecnica, tanto avanzata quanto emergente, si basa sulla stimolazione di specifici circuiti neurali per studiare, appunto, i neuroni che li costituiscono e ricevere informazioni sulle attività degli stessi. Il tutto in pochi millisecondi. Le prime tecniche optogenetiche vennero messe a punto nel 2002 da Miesenböck. Egli fu anche il primo scienziato a sperimentarla, verificando alcuni comportamenti animali. I neuroni stimolati si ritrovano nel nucleo premammillare ventrale dell’ipotalamo, struttura interna ai due emisferi del cervello. Questa piccola zona è responsabile di molte delle attività involontarie degli esseri viventi, come il sonno, la produzione di ormoni e la termoregolazione.

L’esperimento e le sue conclusioni

Nella ricerca del gruppo svedese, il particolare comportamento dei topi studiato è stato l’aggressività. Nei soggetti in esame l’esposizione ad impulsi luminosi ha stimolato particolari neuroni che hanno attivato le opsine, proteine fotosensibili presenti negli occhi degli animali e dell’uomo come, ad esempio, la rodopsina.

Queste sostanze fungono da fotorecettori le quali, a loro volta, hanno portato gli scienziati ad osservare una risposta prolungata nei neuroni responsabili del fenomeno dell’atteggiamento aggressivo nei roditori. Lo studio è stato sì condotto su cavie da laboratorio, ma secondo il gruppo svedese di scienziati il perdurare del nervosismo dopo una lite o la sensazione di rabbia successiva a qualche evento che ha portato in qualche modo ad uno scatto d’ira potrebbe trovare origine nella stessa area cerebrale nei soggetti umani.

La ricerca apre sicuramente interessanti prospettive nell'ambito dell'applicazione all'uomo, ma anche importanti interrogativi sulla liceità etica di una pratica simile, che di fatto aprirebbe la strada ad una sorta di forma di controllo mentale.