Il professor Riccardo Brambilla, studioso dell'Università di Cardiff (Galles), ha dichiarato che potrebbe essere realmente possibile alterare il meccanismo che permette di sviluppare l'autismo nei bambini, con l'ausilio di un trattamento da iniziare il prima possibile dopo la nascita di un bambino affetto dalla malattia. In Italia si contano tra le 300.000 e le 500.000 persone affette da autismo, mentre negli Stati Uniti la malattia colpisce circa uno su 59 bambini, un numero di casi che è in continuo aumento di anno in anno.

Gli esperimenti condotti dall'Università di Cardiff

Lo studio condotto dal professor Brambilla ha constatato che dei farmaci contro il cancro, ancora in via di sviluppo, potrebbero anche avere la funzione di fermare i sintomi dell'autismo nei bambini, agendo come blocco per lo sviluppo della proteina ERK2, la quale è legata sia all'autismo che al cancro. Secondo lo studio condotto sui roditori, i sintomi vengono letteralmente invertiti, perciò gli studi del farmaco (ancora senza nome) stanno proseguendo.

Durante gli studi del farmaco sono state effettuate anche delle prove su cavie in gravidanza, le quali hanno risposto al farmaco positivamente, alleviando sintomi come l'iperattività; inoltre il medicinale impedirebbe anche che i cuccioli della madre nascano con la sindrome.

Come è stata condotta la ricerca

I ricercatori hanno scoperto che i topi con sintomi simili all'autismo presentano livelli più elevati di proteina ERK2, la quale è stata recentemente studiata come bersaglio nel trattamento del cancro. I sintomi dei roditori includono una riduzione delle azioni materne nei confronti dei cuccioli, associate ad un minor senso dell'olfatto.

Nel corso dello studio, i farmaci sono stati somministrati ai topi sempre durante il periodo di gravidanza.

I ricercatori hanno dichiarato di aver in programma di condurre uno studio simile nei pazienti affetti da autismo, ma non sarà possibile eseguirlo per trattare le donne incinte dove il disturbo sia stato diagnosticato con studi sui geni.

Il paracetamolo in gravidanza aumenta il rischio di ADHD e autismo nei bambini

Lo scorso aprile uno studio pubblicato dall'American Journal of Epidemiology, poi riportato su Medscape, ha dichiarato che le donne in gravidanza che assumono il paracetamolo, hanno fino al 30% in più di probabilità di avere bambini con disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività (ADHD).

Il paracetamolo è il principio attivo di centinaia di farmaci da banco ed è l'antidolorifico più usato tra le donne incinte per alleviare i più comuni sintomi, come la febbre o il mal di testa. Secondo quanto indicato dallo studio, oltre ad aumentare notevolmente la possibilità che il bambino nasca affetto da ADHD, aumenta anche del 20% il rischio di autismo nei bambini, seppur le cause che vi sono legate non sono ancora note.