Siamo tutti talmente abituati ai neologismi anglosassoni, che ormai uno in più non ci spaventa di certo, anzi, rischia di passare inosservato. Tra i tanti “self” entrati a far parte stabilmente del nostro dizionario (self-control, selfie, self-service), da oggi possiamo aggiungere una new-entry (giusto per restare in tema): "self-talk".

In ognuno di questi inglesismi, la particella “self” indica un’azione svolta in piena autonomia, “con se stessi”. Allo stesso modo, il self-talk non è altro che l’abitudine, molto comune e malvolentieri ammessa, di parlare da soli.

Mi parlo e mi ascolto

La tendenza a considerare il soliloquio un’attività da pazzi è molto comune, legati come siamo allo stereotipo di efficienza e reazione immediata, che non contempla l’idea di soffermarsi e concentrare a lungo l’attenzione sulla propria dimensione, prendendosi del tempo per conoscersi a fondo. Studi psicologici recenti hanno invece dimostrato come praticare con una certa costanza il self-talk possa sortire effetti positivi nell’affrontare le situazioni stressanti a cui andiamo incontro nel corso della nostra vita. Pare infatti che apprendere e mettere in atto questa tecnica potenzi la fiducia in se stessi e stimoli autostima e ottimismo. Che si eserciti mentalmente o a voce alta, l’attività consiste nel focalizzare l’attenzione sulle proprie emozioni, in modo da influenzarle positivamente, attraverso frasi motivazionali e di incoraggiamento.

Constatati gli effetti positivi durante le sedute di Mental Training, si sta man mano diffondendo in ambito sportivo ed aziendale, entrando a pieno diritto tra le tattiche di coaching motivazionale, al fine di incrementare le prestazioni nei vari ambiti.

I trucchi del linguaggio e il potere della negazione

Si è dimostrato che il linguaggio è in grado di fare la differenza, non solo a livello cognitivo consapevole, ma anche e soprattutto sul piano dell’inconscio.

Il cervello è capace di discernere e recepire ogni piccolo dettaglio, anche il più trascurabile, proveniente dal nostro modo di esprimerci, anche mentalmente, reagendo di conseguenza. Ad un linguaggio positivo corrisponderà quindi un atteggiamento ottimistico, così come a delle frasi pessimistiche, reagirà certamente con la frustrazione e l’ansia.

Ma qual è il segreto di un linguaggio positivo? Apparentemente banale, ma estremamente importante, il trucco sta nell’evitare una piccola, frequentissima negazione: no.

Il cervello tende ad enfatizzare il “no”, in ogni sua forma, estendendolo alle nostre azioni, al nostro umore e, infine, alla nostra volontà. Espressioni come “non posso farcela” o “non sto bene”, hanno un potere deleterio per l’inconscio, che ne assimila tutto il pessimismo, restituendolo sotto forma di fallimento e frustrazione. Ma la soluzione è molto semplice e di comprovata efficacia. Basta soltanto sostituire la frase con il suo contrario in positivo (“se mi impegno, posso farcela”; “starò presto bene”). Un’altra importante prerogativa del linguaggio positivo sta nel rivolgersi a se stessi dandosi del “tu”.

Ciò consente di sviluppare un'auto-empatia e familiarizzare con le proprie emozioni, osservandosi e volendosi bene dall’esterno.

Parlarsi addosso in 5 fasi

Esistono delle azioni volte a facilitare la tecnica del self-talking, che possono essere riassunte in 5 step:

  • Guardarsi allo specchio: serve a concentrarsi sul linguaggio non verbale del volto. Saper gestire l’espressione e la mimica facciale giova al potenziamento della capacità persuasiva.
  • Registrare la propria voce: consente di acquisire credibilità e consapevolezza del proprio linguaggio, poiché permette di riascoltarsi, verificare e correggere il tono e le parole.
  • Evitare ogni sorta di negazione: adoperare piuttosto frasi positive-contrarie, con lo stesso senso (“non me la sento” = “pian piano, ce la farò”).
  • Visualizzare ed interiorizzare i propri desideri: focalizzare l’attenzione sui propri obiettivi, visualizzandoli, come se fossero già raggiunti e compiuti.
  • Concentrarsi sulle proprie capacità: serve a motivarsi e non perdersi d’animo, tenendo presenti tutte le peculiarità e le qualità del proprio io, piuttosto che le debolezze.