Gli Stati Uniti D'America stanno affrontando, da diversi giorni la prima ondata del Coronavirus. Nelle ultime ore stanno facendo discutere alcuni criteri dati, in alcuni Stati, dalle amministrazioni ai medici. Stando a quanto riportato da un articolo di Elena Molinari per il quotidiano 'Avvenire', tali criteri escludono gli individui affetti da disturbi e malattie fisiche e/o psichiche.
Entrando maggiormente nei dettagli, sono più di dieci gli stessi Stati in cui si è scelto di escludere le persone affette da disabilità dall'utilizzo dei respiratori e, quindi, dalle terapie intensive usate contro il Covid-19.
La situazione negli Stati interessati dalle 'selezioni'
Secondo il già citato articolo della Molinari, nello stato del Tennessee gli individui che verranno esclusi dalle terapie saranno quelli affetti da atrofia muscolare. Diversamente, in Minnesota saranno escluse le persone con malattie polmonari, cirrosi epatica e scompensi cardiaci. Oltre a ciò, in Michigan avranno la preferenza quei lavoratori impegnati nei servizi essenziali.
Inoltre, negli Stati dell'Oregon, del Colorado, dell'Utah così come del Minnesota, dell'Alabama, di New York e di Washington i medici dovranno valutare i livelli di abilità fisica e mentale prima di intervenire.
La critica dell'accademica italiana
La notizia dell'esclusione dei disabili dalle cure terapie anti-Coronavirus ha destato alcune perplessità e critiche, anche in Italia. A tal riguardo, c'è da segnalare che sulla questione è intervenuta anche la pedagogista Vanna Iori. In un articolo pubblicato nell'edizione italiana dell'Huffington Post la stessa Iori, la stessa accademica e senatrice del Partito Democratico ha sostenuto che gli Stati Uniti starebbero fornendo una vera e propria "agghiacciante immagine di sé" al mondo intero.
Oltre a ciò, nell'articolo scritto sull'Huff Post la Iori ha ricordato che nello stato dell'Alabama hanno dichiarato che chi soffre di disabilità psicologiche sarebbe un 'candidato improbabile' per il supporto alla respirazione.
Inoltre, ribadisce sempre la stessa politica ed accademica italiana, in Pennsylvania e nel Maryland hanno stabilito che le persone che soffrono di problematiche neurologiche gravi hanno diritto alle cure salvavita ma solo dopo tutti gli altri. Nel post scritto nel sito della nota testata giornalistica, la pedagogista ha anche affermato che tali liste sarebbero perlopiù fondate su vere e proprie 'discriminazioni inquietanti'. La senatrice del centrosinistra ha ribadito che, in tal modo, le vite delle persone 'escluse' dalle cure anti-Coronavirus sarebbero state considerate delle 'vite sacrificabili' e 'vite minori' in una situazione di emergenza.