Ictus e infarto sono tra le patologie più diffuse tra la popolazione: secondo dati dell'Istituto Superiore di Sanità in Italia ci sono circa 200.000 casi di ictus ogni anno. Si tratta rispettivamente della seconda e terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari, nonché della principale causa di invalidità.

La gravità delle conseguenze varia in base a diversi fattori. In Italia esistono sono alcune norme a protezione dei lavoratori con disabilità, ma l'impatto economico rimane pesante. Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Ca’ Foscari Venezia, dell'Università di Torino e di quella di Amsterdam, in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia dell'ASL 3 di Torino, analizza per la prima volta i diversi risvolti del possibile rientro sul mercato del lavoro di chi è stato colpito da ictus e infarto.

Ictus e infarto: varie forme di rientro

Si tratta di patologie che colpiscono all'improvviso, spesso senza segni premonitori e quindi senza che la persona abbia potuto pianificare una qualche forma nuova di attività lavorativa. Le sequele di ictus e infarto, anche se talora lievi, sono per lo più permanenti.

La capacità di reggere lo stress, la fatica fisica e mentale e ritmi sostenuti ne è spesso inficiata. Talvolta sarebbe possibile anche mantenere orario e mansioni precedenti, ma nella maggior parte dei casi sarebbe utile o necessario un part-time, oppure il passaggio ad altre mansioni o ad altro datore di lavoro. La realtà è assai variegata e pone numerosi problemi.

Contesti diversi

L'effettivo rientro sul mercato del lavoro è legato a molte variabili.

Esistono normative che offrono la possibilità di adattare il posto di lavoro alle mutate necessità del dipendente, ma non tutte le aziende sono disponibili a farlo. Inoltre, nel caso di attività strettamente manuali, per esempio gli operai, mantenere la precedente mansione può risultare impossibile, così come passare allo smart-working.

In alcuni casi, i datori di lavoro sono restii a concedere un part-time, e altrettanto spesso ci sono casi di minore produttività, mancata progressione di carriera o di stipendio. In ogni caso, l'impatto a livello economico è notevole. E chi esce dal mercato del lavoro, difficilmente riesce a rientrare in un momento successivo.

Le misure di welfare

Negli anni sono state messe a punto diverse misure di welfare a tutela del reddito di persone colpite da ictus e infarto. Lo studio non ha evidenziato che tali misure giochino un ruolo causale nel mancato rientro lavorativo delle persone colpite, che invece, dove ne abbiano la possibilità, preferiscono mettere a frutto la propria capacità lavorativa residua. Qualora tali misure vengano meno, si esacerbano ulteriormente le disuguaglianze reddituali dei lavoratori colpiti. Da questa ricerca, pubblicata sulla rivista "Labour Economics", si può evidenziare una volta di più l'importanza della prevenzione, non solo in chiave di Salute ma anche in ottica di tipo economico.