Il XX secolo ha visto enormi progressi nella medicina, ma pochi hanno avuto un impatto così rivoluzionario come la scoperta della Penicillina. Questo antibiotico, derivato da una muffa, ha cambiato il corso della medicina moderna, salvando milioni di vite. Tuttavia, prima che la penicillina potesse essere riconosciuta come un farmaco salvavita, fu necessario un lungo percorso di ricerca e sperimentazione. Proprio questo 12 febbraio ricorre l'anniversario della sua prima somministrazione.

Il primo test della penicillina su un essere umano avvenne infatti il 12 febbraio 1941, segnando un momento storico nella lotta contro le infezioni batteriche.

Questo esperimento, condotto da Howard Walter Florey e Ernst Boris Chain, dimostrò l’efficacia del farmaco e ne aprì la strada alla produzione su larga scala.

Le origini della Penicillina, da Tiberio a Fleming

Sebbene il nome più noto legato alla penicillina sia quello di Alexander fleming, la storia di questa scoperta ha radici più profonde. Già nel 1895, il medico e ricercatore italiano Vincenzo Tiberio, osservando le proprietà antibatteriche delle muffe presenti in un pozzo, intuì il loro potenziale terapeutico. Pubblicò i risultati nel saggio Sugli estratti di alcune muffe, ma il suo lavoro venne ignorato dalla comunità scientifica dell’epoca.

Fu solo nel 1928 che Fleming, studiando accidentalmente una coltura batterica contaminata dalla muffa Penicillium notatum, notò che i batteri circostanti venivano distrutti.

Questa osservazione lo portò a individuare il primo antibiotico naturale, un’arma straordinaria contro le infezioni. Tuttavia, la difficoltà di isolare e produrre la penicillina in quantità sufficienti ne ritardò l’applicazione clinica.

Il primo test su un paziente: il caso di Albert Alexander

Con l’arrivo della Seconda guerra mondiale, la necessità di un farmaco efficace contro le infezioni divenne urgente. Nel 1940, un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford, guidato da Howard Florey e Ernst Boris Chain, riuscì a isolare e purificare la penicillina, rendendola utilizzabile per test clinici.

Il primo paziente a ricevere la penicillina fu Albert Alexander, un poliziotto britannico affetto da una grave infezione batterica (setticemia) causata da una ferita.

Il 12 febbraio 1941, gli vennero somministrati 160 mg di penicillina per via endovenosa. In meno di 24 ore, la sua temperatura corporea si abbassò e i segni di infezione iniziarono a regredire. Tuttavia, le scorte di antibiotico erano insufficienti e, nonostante i tentativi di estrarlo dalle urine per riutilizzarlo, il trattamento non poté essere completato. Alexander morì poco dopo, ma il test dimostrò l’enorme potenziale della penicillina.

Dalla sperimentazione alla produzione di massa

Il successo parziale del primo test spinse Florey e il suo team a cercare supporto per la produzione industriale del farmaco. Nel 1941 visitarono gli Stati Uniti, dove trovarono il sostegno di aziende farmaceutiche come Merck, Pfizer e Squibb.

Nel giro di pochi anni, la penicillina divenne il primo antibiotico disponibile su larga scala, cambiando radicalmente la prognosi di molte malattie infettive. Nel 1945, il contributo di Fleming, Florey e Chain fu riconosciuto con il Premio Nobel per la Medicina, un tributo all’impatto rivoluzionario della penicillina nella Storia della medicina.

Oggi, la penicillina è ancora utilizzata in molte terapie antibiotiche, la sua scoperta ha aperto la strada a nuove classi di farmaci che hanno trasformato la medicina moderna.