Ci sono episodi nel calcio che non verranno mai dimenticati: gol spettacolari, parate incredibili ma soprattutto decisioni arbitrali contestate. Così la generazione dei calciofili cresciuti negli anni '80 ricorda ancora oggi, a distanza di trentadue anni, il celebre gol del romanista Turone annullato per un dubbio fuorigioco in uno Juventus-Roma che si rivelerà poi decisivo per l'assegnazione dello scudetto 1980/81; mentre gli amanti del pallone più giovani hanno tutti ancora davanti agli occhi il rigore non concesso all'Inter dall'arbitro Ceccarini nello scontro, anche questo decisivo per lo scudetto, contro la Juventus dell'aprile 1998.
Il penalty negato sul contatto in area bianconera tra Iuliano e Ronaldo è entrato nell'immaginario dei tifosi nerazzurri, e non solo, come l'emblema delle ingiustizie arbitrali.
La riprova di questo discorso la si può trovare considerando il fatto che, ancora oggi nel 2013, si continui a parlare di quell'episodio: ieri Ronaldo, ormai ritiratosi dal calcio giocato, si è presentato allo Juventus Stadium di Torino come membro dell'organizzazione del Mondiale 2014 in Brasile e una delle prime domande a cui si è ritrovato a rispondere riguardava proprio le sue sensazioni nel ritornare dopo tanti anni nella città dove accadde il "fattaccio". Il Fenomeno non si è tirato indietro e alla Gazzetta dello Sport ha risposto: "Confesso che mentre facevo il giro dello stadio mi sono tornate tante cose in mente di quello Juve-Inter: il fallo di Iuliano, Ceccarini che non fischia, Simoni che entra in campo...
Non ho dimenticato nulla, diciamo che ho solo rimosso. Comunque ora lo stadio è molto più bello di allora!".
"All'epoca parlai di vergogna mondiale, oggi dico solamente che quella è stata la più grossa ingiustizia sportiva che abbia mai subito nella mia carriera", ha aggiunto Ronaldo. A chi gli chiedeva se ora il calcio in Italia fosse più giusto rispetto a quei tempi il Fenomeno ha risposto: "Credo proprio di sì. Ora mi sembra che ci sia molta più disponibilità a garantire un calcio pulito, la lezione è stata imparata. Moratti ha qualche dubbio a proposito? È normale: i dubbi ci saranno sempre, non solo in Italia. Ai miei tempi però c'era una vera e propria organizzazione che voleva fare andare le cose in un modo preciso, ora non è più cosi, ne sono sicuro".