La fine della stagione è arrivata come una sorta di sollievo per Fabio Aru. Il campione sardo era arrivato un anno fa alla UAE Emirates con un contratto ricchissimo e ambizioni smisurate, ma alla prova dei fatti il suo 2018 è stato un flop completo. Dopo il ritiro dal Giro d’Italia e una deludente Vuelta Espana, Aru si è chiamato fuori dalla nazionale per i Mondiali di Innsbruck ed ha chiuso la stagione in Cina con il Tour de Guangxi. Il corridore della UAE sta ora recuperando in vista di un 2019 che sarà decisivo per le sorti della sua carriera.

Aru: ‘Di solito so come sopportare il dolore’

Fabio Aru ha affidato il bilancio e l’analisi di questa difficile annata in maglia UAE Emirates ad un’intervista concessa al giornale Derniere Heure. Il corridore sardo è tornato su quanto successo al Giro d’Italia, iniziato con l’intenzione di lottare con Froome e Dumoulin per la maglia rosa e finito con un mesto ritiro senza mai essere stato nel vivo della corsa, dando l’impressione di un corridore in grande difficoltà psicologica oltre che fisica.

“Difficilmente mi sono ritirato durante la mia carriera e in genere so come sopportare il dolore, ma questa volta ero completamente vuoto” ha raccontato Aru. “Mi è sempre mancato qualcosa per tutta la stagione, sono sempre stato al di sotto dei migliori in tutte le corse a cui ho partecipato” ha aggiunto l’ex Campione d’Italia.

Problemi di salute e troppa altura

Aru ha poi analizzato quello che può averlo portato ad una serie di prestazioni così lontane dai livelli che aveva raggiunto durante la lunga esperienza in Astana, in cui aveva conquistato la vittoria alla Vuelta Espana e due podi al Giro d’Italia. “In questi ultimi anni ho avuto spesso dei problemi di salute che mi hanno impedito di fare una stagione intera senza ostacoli” ha ricordato lo scalatore sardo.

“Ovviamente è frustrante lavorare duro per un obiettivo specifico, ma è la dura legge dello sport. Forse ho fatto troppo in certi periodi di questa stagione, penso per esempio ai campi di allenamento in altitudine” ha spiegato Aru. Il corridore della UAE ha sempre avuto un approccio molto personale alle corse, preferendo dei lunghi e massacranti periodi di allenamento in alta quota piuttosto che partecipare a delle gare di preparazione, una tendenza che si è accentuata con il passare degli anni e lo ha portato probabilmente a perdere brillantezza.

“Dovremo analizzare tutto questo a riposo. Quando si vuole forzare le cose questo spesso finisce per essere controproducente. La cosa essenziale è che la mia fame di tornare ai miei livelli migliori è rimasta intatta”, ha concluso Aru.