Un paio di settimane dopo aver lasciato il Giro d’Italia da sconfitto, Elia Viviani sembra essere riuscito a voltare pagina e a ritrovare l’entusiasmo e la fiducia per guardare ai prossimi importanti appuntamenti. Il Campione d’Italia ha incassato l’apprezzamento del suo Team manager Patrick Lefevere, convinto di poter continuare la collaborazione anche nei prossimi anni con soddisfazione reciproca, ed è pronto alla grande avventura del Tour de France. Viviani sogna la prima maglia gialla del Tour, ma è tornato anche a parlare del Giro d’Italia e di tutto quello che non ha funzionato nella corsa rosa.

Viviani pensa allo sprint di Bruxelles

Il Tour de France che scatterà sabato 6 luglio da Bruxelles offrirà una grande occasione ai velocisti. La più grande corsa di Ciclismo del mondo inizierà infatti senza prologhi e cronometro, ma con una tappa in linea favorevole ad una volata generale. Il percorso affronterà due dei più classici muri fiamminghi, il Grammont e il Bosberg, ma nelle fasi iniziali della corsa, una posizione defilata che non dovrebbe incidere minimamente sulle possibilità di uno sprint finale.

I velocisti saranno quindi i veri pretendenti alla prima maglia gialla, un obiettivo sul quale ha messo gli occhi anche Elia Viviani. Dopo la delusione del Giro d’Italia, concluso con un ritiro senza aver ottenuto nessuna vittoria di tappa, il corridore veronese della Deceuninck Quickstep cercherà il riscatto alla corsa francese supportato da due apripista come Michael Morkov e Max Richeze.

Quella prima tappa di Bruxelles è il grande obiettivo di Viviani: “Sogno quella vittoria, quella maglia. Sarebbe una cosa super fantastica” ha dichiarato il Campione d’Italia, che andrà al Tour con la rinnovata fiducia della squadra, pronta a rinnovargli il contratto in scadenza a fine stagione. “Lefevere ha detto che resto.

È stata una grandissima iniezione di fiducia” ha confidato il velocista veronese.

‘Distrutto dal declassamento’

Il Campione Olimpico è tornato a parlare anche del flop del Giro d’Italia, la corsa in cui si era presentato al via con il Tricolore sulle spalle, convinto di poter arrivare a Verona in maglia ciclamino e con qualche vittoria di tappa nel carniere.

Invece l’esito è stato quanto mai negativo. Viviani ha spiegato di essere arrivato al Giro in condizioni buone anche se non eccezionali, ma di aver soprattutto pagato a livello psicologico il declassamento subito a Orbetello a causa di una scorrettezza nei confronti di Moschetti.

Oltre alla delusione per la vittoria sfumata è stato soprattutto l’obiettivo svanito della maglia ciclamino a segnare il resto del suo Giro. “Quando ho capito che quella maglia era impossibile è finito il mio Giro. Il declassamento di Orbetello mi ha segnato, gli ho dato troppo peso. Mi sono ammazzato al pensiero” ha ammesso Viviani, che venuto meno il piano della maglia ciclamino ha come disconnesso a livello emotivo. “Nella mia testa c’era già che sarei andato a casa, il mio Giro era finito. Quello che ha comportato quel declassamento mi ha distrutto” ha concluso il velocista della Deceuninck.