Don King, ovvero un pezzo di storia della boxe e non un pezzo qualunque. Personaggio certamente controverso con tanti lati oscuri che, probabilmente, non saranno mai svelati, ma ad ogni modo è la storia che parla e quella stessa storia ci racconta di un uomo che ha gestito alcuni dei pugili più grandi di sempre ed insieme a loro ha scritto non una, ma tante immortali leggende. Ieri, 20 agosto, Don King ha compiuto 88 anni e possiamo solo dire che non li dimostra affatto, soprattutto nello spirito. Al contrario, li porta con fierezza ed estrema lucidità.

I tempi di 'Rumble in the Jungle', di Muhammad Ali e George Foreman ed anche di Mike Tyson, sono lontani. L'età, forse, lo ha reso più saggio e non lo ha comunque allontanato dallo sport che ha costituito la parte più importante della sua vita. Don King è un promoter ancora oggi, ma quanti pugili ha visto passare nella sua lunga carriera iniziata nei primi anni '70? In occasione del suo compleanno cerca di passarne in rassegna alcuni tra i più celebri, in particolare tra i pesi massimi che rimangono la sua categoria preferita. L'anziano, ma inossidabile manager è stato protagonista di una bellissima intervista sulla versione online di Sport Bild, storico quotidiano tedesco.

'I pesi massimi sono la mia casa'

Innanzitutto il futuro. Rivolgere questa domanda ad un uomo di 88 anni può risultare surreale, ma Don King non ha alcuna intenzione di passare la mano, la grinta e l'entusiasmo sono quelle dei bei tempi. "Mai pensato di ritirarmi - dice - perché sono sempre alla ricerca di grandi pugili. Voglio ispirare gli amanti della boxe perché io sarò sempre il promoter della gente.

La mia divisione preferita sono i pesi massimi, questa è la mia casa".

'Muhammad Ali è l'uomo più straordinario mai incontrato nella mia vita'

Inevitabile iniziare la sua carrellata con Muhammad Ali, grazie al quale ha iniziato la sua carriera di promoter. "Tra noi c'era un grande amore, lui è l'uomo più straordinario mai incontrato nella mia vita.

Un uomo che ha portato avanti i suoi principi e non si è fermato davanti a nulla, nemmeno quando gli hanno tolto il titolo mondiale ed è andato in prigione per essersi opposto alla guerra in Vietnam. Grazie a lui sono diventato quello che sono, sono entrato nel mondo della boxe". E tra i colpi da maestro di Don King al fianco di Alì figura certamente 'Rumble in the jungle', la sfida mondiale del 1974 contro George Foreman combattuta a Kinshasa nello Zaire con la quale la grande boxe sbarcava per la prima volta nel continente africano. "Ricordo che George Foreman aveva dei dubbi sul combattimento - racconta Don King - e mi disse 'se vinco, batterò un vecchio e se lo ammazzo divento l'assassino di un uomo molto famoso.

Inoltre Muhammad Ali parla troppo'. Fu allora che gli dissi che doveva andare lì e chiudergli la bocca ed in quel momento ho avuto il comnbattimento che volevo: Ali chiacchierone con George che voleva zittirlo, così è diventato arrogante ed ha perso il match". C'è un altro celebre combattimento con Muhammad Ali sul ring che viene rievocato nell'intervista ed è 'Thrilla in Manila' del 1975, il terzo ed ultimo match del campione di Louisville contro Joe Frazier, il più drammatico e violento. "Dopo il combattimento, Joe mi ha confessato di non essere mai stato così vicino alla morte come in quella circostanza. Dobbiamo ringraziare il suo staff che ha gettato la spugna al termine del 14° round".

Con Mike Tyson un rappporto di odio e amore

Se con Alì il rappporto è stato splendido dall'inizio alla fine, lo stesso non possiamo dire della sua gestione di Mike Tyson che avrà poi una coda giudiziaria molto aspra. "Io credo che il nostro rappporto fosse eccezionale, ma un pò sulle montagne russe perché ci amavamo ed odiavamo nello stesso tempo. Grazie a me, però, lui ha guadagnato 400 milioni di dollari". Il ritratto che dipinge di Tyson è abbastanza sorprendente. "Lui è il cattivo del ghetto, ma è anche un uomo intelligente e brillante, nessuno lo penserebbe mai. Sul ring mi piaceva perché era un vero gladiatore. Ricordo quando mi disse 'se parlo male di te, mi pagheranno per questo, ma se dico la verità non mi daranno nulla'.

Fu allora che gli dissi: 'Mike, prenditi i soldi' e devo dire che lo fa ancora oggi". Il loro rapporto professionale si interruppe nel 1997, dopo il celebre incontro del morso all'orecchio sferrato da Tyson ad Evander Holyfield. "Ero scioccato quando accadde, in quell'occasione Mike mi disse che Holyfield aveva tre braccia ed usava la testa come il terzo braccio. Dunque gli morse l'orecchio perché era come mordere una delle sue braccia. Gli arbitri non hanno prestato attenzione ad Holyfield, ma quando abbiamo rivisto l'incontro ci siamo resi conto che Mike aveva ragione perché in quella circostanza Holyfield aveva davvero tre braccia".

'Holmes il pugile più incredibile'

Quando però gli viene chiesto chi sia stato il suo pugile preferito, la risposta spiazza perché non si tratta di Ali e nemmeno di Tyson.

"Per me Larry Holmes è stato il pugile più incredibile, ma è stato sfortunato perché ha iniziato a boxare nell'epoca di Muhammad Ali e lui ha oscurato tutti i pugili di quel periodo. Holmes aveva un gran pugno e si muoveva come il cilindro di un'auto. Con lui il jab diventa un'arte e nessun pugile ha mai avuto un jab come il suo".

'Mi sarebbe piaciuto veder combattere i fratelli Klitschko'

Tra i pugili di epoche successive, Don King stima tantissimo Vitali e Wladimir Klitschko. "Sfortunatamente non abbiamo mai lavorato insieme e dal punto di vista del managere di boxe per me è un rammarico che non si siano mai affrontati sul ring. Non la reputo una cosa possibile per lo sport, anche se ho grande rispetto del fatto che il rapporto familiare per loro fosse più importante. Però - conclude - alla fine anche Caino ha ucciso Abele".