Enrico Gasparotto non è più un corridore italiano. Il 37enne di Sacile correrà nella stagione 2020 sotto la nazionalità svizzera, una decisione forte che sembra essere dettata dalla voglia di essere preso maggiormente in considerazione per gli appuntamenti mondiali e olimpici.

Nonostante una lunga carriera ad alto livello, Gasparotto non ha mai trovato spazio nelle nazionali azzurre, e dal prossimo anno cercherà maggior fortuna con quella elvetica in cui avrà certamente meno rivali interni.

Gasparotto, due Amstel e nessuna maglia azzurra

Quella di Enrico Gasparotto è una situazione paradossale nel Ciclismo italiano dell'ultimo decennio.

Il movimento azzurro ha faticato come mai era accaduto in passato per trovare interpreti di alto livello nelle classiche, un vuoto enorme iniziato dopo l'addio al ciclismo di Paolo Bettini, il veloce declino di Damiano Cunego e le tante vicissitudini che hanno caratterizzato il finale di carriera di Alessandro Ballan. In un contesto privo di punti di riferimento, il ciclista friulano sarebbe potuto figurare come uno degli uomini più importanti grazie ad un palmares di tutto rispetto, nel quale spiccano le due vittorie all'Amstel Gold Race, oltre a un podio alla Liegi-Bastogne-Liegi e un titolo nazionale.

Invece il corridore di Sacile non è mai stato preso in considerazione dai CT Bettini e Cassani, e non è mai stato convocato per i Mondiali e nemmeno per le Olimpiadi, una scelta che forse potrebbe avere qualche motivazione al di là dell'aspetto tecnico.

Gasparotto ha vestito la maglia azzurra solo in occasione degli Europei 2016 a Plumelec, davvero poco per un atleta con le sue qualità.

Per questo motivo il 37enne ha deciso di cercare un'altra strada e di prendere la nazionalità della Svizzera, giacché da tempo ormai risiede nel Canton Ticino. Dunque, a partire dal 2020, Gasparotto correrà con una licenza della Federazione elvetica e potrà rispondere alle eventuali chiamate della nazionale per Mondiali e Olimpiadi.

Gli altri casi

Con la Svizzera, il corridore della Dimension Data avrà senz'altro più possibilità di ottenere una convocazione e di prendere parte al suo primo campionato del mondo o di debuttare ai giochi olimpici, avendo una concorrenza meno agguerrita. Ricordiamo che alle Olimpiadi di Tokyo la compagine elvetica avrà quattro posti a disposizione che saranno contesi quasi certamente da Kung, Hirschi, Frank, Dillier, Reichenbach e dallo stesso Gasparotto.

Quello del friulano non è certamente il primo caso di cambio di nazionalità di un ciclista di alto livello. Alcuni hanno scelto paesi diversi in virtù di storie personali particolari, com'è successo a Chris Froome che si presentò inizialmente con la nazionalità keniana per poi passare a quella britannica.

Ben tre furono invece le bandiere difese da Andrei Tchmil, grande campione degli anni novanta che vinse Roubaix, Fiandre e Sanremo. Il fuoriclasse debuttò con l'Ucraina per poi passare alla Moldova e infine al Belgio.

Più recenti sono i casi riguardanti l'ungherese Bodrogi che prese la cittadinanza francese, e l'uzbeko Lagutin che divenne poi russo. Rimase solo nelle intenzioni, invece, il cambio di nazionalità di Davide Rebellin.

Il ciclista veneto, ignorato per alcuni anni dal CT Ballerini, cercò di diventare argentino, ma non riuscì a completare l'iter in tempo per prendere parte ai Mondiali del 2004 e così tornò sui propri passi.