Dopo quasi quindici anni di silenzio torna a farsi sentire uno dei personaggi più chiacchierati nel mondo del Ciclismo tra gli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio, l’ex corridore e tecnico Rudy Pevenage. Classe ’54, belga di Moerbeke, Pevenage fu prima buon corridore, con una vittoria di tappa al Tour de France e alcuni giorni in maglia gialla come punto più alto della carriera, e poi soprattutto tecnico della Telekom, lo squadrone tedesco di Riis, Zabel e Ullrich, di cui fu il vero e proprio mentore.

Il tecnico belga uscì traumaticamente di scena nel 2006 all’esplodere dell’Operacion Puerto, lo scandalo doping legato al dottor Eufemiano Fuentes, e solo ora è tornato a parlare dei tanti intrighi e misteri irrisolti di quel periodo ormai lontano in cui il ciclismo era legato a doppio filo con il doping.

I farmaci nascosti nella lattina

Il motivo dell’improvvisa ricomparsa sulle scene di uno dei protagonisti di quella fase così burrascosa del ciclismo è soprattutto commerciale. Pevenage ha scritto la sua autobiografia, "Der Rudy", insieme al giornalista John van Ierland e del libro sono state anticipate alcune parti. Ovviamente si parla tanto di doping, del suo rapporto con Jan Ullrich, il campione che ha plasmato, protetto e con cui è sprofondato quando è esplosa l’Operacion Puerto.

Pevenage ha raccontato alcuni episodi che fotografano la realtà ormai già conosciuta di quel ciclismo. Il tecnico della Telekom ha ricordato il blitz e le perquisizioni dei NAS al Giro d’Italia 2001, nella notte prima della tappa che sarebbe partita da Sanremo.

“In preda al panico ho dimenticato una speciale lattina di Coca Cola che avevo messo in frigo. Era una lattina a doppia parete, si poteva svitare in alto per metterci dentro i farmaci e conservarli. Era molto utile. Grazie alla doppia parete il contenuto rimaneva fresco e dall’esterno non si poteva distinguere da una normale lattina di Coca Cola”, ha raccontato Rudy Pevenage nelle anticipazioni della sua autobiografia.

Non solo campioni di ciclismo da Fuentes

Pevenage ha poi parlato dei suoi rapporti con il dottor Eufemiano Fuentes, il dottore spagnolo che era il fulcro di una vera centrale del doping, poi smascherata dall’Operacion Puerto. Il tecnico della Telekom sapeva bene quali erano i corridori clienti di Fuentes, e anche che da lui andavano atleti non solo di ciclismo ma anche di tante altre discipline.

“Ho visto sacche di sangue di famosi ciclisti, ma anche di giocatori di calcio che giocavano a Madrid, di atleti e di un grande giocatore di tennis spagnolo”, ha raccontato Pevenage, ammettendo anche che fu lui stesso a commettere un errore rivelatosi poi fondamentale per l’esplosione dell’Operacion Puerto.

L’ex ciclista era molto attento nelle sue comunicazioni con Fuentes. “Usavo i telefoni di qualcun altro, avevo il cellulare della mia compagna il giorno della cronometro di Pisa al Giro d’Italia 2006”, ha ricordato Pevenage riferendosi ad una tappa in cui il suo Jan Ullrich era tornato a vincere dopo un periodo molto difficile. “Avevo visto il vecchio Jan, ero felice e volevo condividerlo con Fuentes, ma la scheda telefonica era vuota.

Non potevo ricaricarlo, perché avrei dovuto identificarmi. Preso dall’entusiasmo non sono riuscito ad aspettare, ho preso il mio telefono e ho chiamato Fuentes. Non sono stato furbo, ci stavano intercettando”, ha raccontato Pevenage aggiungendo che con quel suo errore “la rete attorno al dottore si chiuse e Fuentes fu arrestato in presenza di Manolo Saiz”.