La pubblicazione del calendario del ciclismo per la possibile e auspicata ripartenza della stagione dal mese di agosto ha spaccato il mondo del pedale. L’Uci, l'organizzazione che regola il Ciclismo mondiale, ha disegnato tre mesi di corse, dal 1 agosto all’8 novembre, a ritmi serrati, con tante sovrapposizioni, come era inevitabile in una situazione così particolare. Il Tour de France è stato messo al centro del progetto, mentre il Giro d’Italia ha dovuto accontentarsi di una posizione molto scomoda, non tanto per la collocazione in ottobre, ma per le concomitanze con le classiche monumento e la Vuelta.

Tra i tanti addetti ai lavori che hanno criticato queste scelte si è fatto sentire con la consueta forza e incisività l’ex campione Mario Cipollini.

Cipollini sul calendario: ‘Comanda la Francia, l'Italia ha un ruolo secondario’

Sarà dal 3 al 25 ottobre che il ciclismo proverà a recuperare il Giro d’Italia, cancellato nella sua tradizionale collocazione di maggio. Il nuovo calendario compilato dall’Uci per rimettere in moto la stagione se l’emergenza sanitaria sarà superata, ha portato la corsa rosa in una posizione davvero infelice. Nel weekend in cui scatterà il Giro si terrà infatti anche la Liegi-Bastogne-Liegi, a cui seguiranno nelle tre settimane di corsa tante altre concomitanze scomode: Amstel Gold Race, Gand Wevelgem, le prime tappe della Vuelta Espana e per finire la Parigi Roubaix.

Questa posizione molto complicata nel nuovo calendario porterà inevitabilmente ad avere un Giro d’Italia con pochi corridori di spessore al via, tutti orientati dalla facile accoppiata composta da Tour e classiche. La corsa rosa è sembrata la vera vittima di questo nuovo programma compilato dall’Uci, che non a caso è presieduta dal francese David Lappartient, pronto ad avallare tutte le richieste del Tour.

Nel mondo del ciclismo i commenti su questo calendario sono stati molto disparati, ma in Italia si sono levate tante voci critiche, e tra tutte si è fatta sentire quella dell’ex campione Mario Cipollini, sempre molto efficace e chiaro nei suoi commenti. “Il ciclismo italiano sta all’Uci come l’Italia sta all'Europa. Cambia solo chi comanda, la Francia al posto della Germania, ma non la nostra posizione” ha commentato Cipollini.

Giro d'Italia a ottobre, Cipollini: "Ci voleva più rispetto"

L’ex ciclista lucchese ha ammesso che l’Uci ha dovuto porre rimedio ad una situazione difficile per salvare la stagione, ma senza tenere in conto il prestigio e la storia di una corsa come il Giro d’Italia. “C’erano poche vie d’uscita, ma ci voleva più rispetto per il Giro. Vederlo sovrapposto alle grandi classiche e alla Vuelta fa male e significa che del Giro non interessa nulla” ha dichiarato ancora Mario Cipollini.

L’iridato di Zolder 2002 ha sottolineato la potenza di Aso, la società organizzatrice del Tour e di molte altre corse come Liegi e Roubaix, apparsa come la vera padrona della situazione, bocciando senza mezze misure la classe dirigente italiana.

“In Italia servirebbe gente che abbia davvero voglia di sacrificarsi per il bene del ciclismo, non per interesse personale. Di Rocco invece è un politico romano che vive nel suo mondo” ha concluso Cipollini.