Sugar Ray Leonard contro Marvin Hagler, la storia di un match che veniva considerato 'impossibile' per l'ex campione del mondo dei welter e superwelter. La storia di 12 indimenticabili riprese tra le più belle di sempre, la storia di un verdetto discusso e discutibile nel 'fantasioso' cartellino di un giudice, la storia stessa del pugilato la cui pagina in questione venne scritta a Las Vegas il 6 aprile del 1987. Leonard è stato recentemente ospite di 'Boxing with Chris Manning' e la chiacchierata è stata anche mandata in streaming da Dazn USA, nel ricordo di un notte impossibile da dimenticare, la notte in cui sconfisse ai punti un avversario che sembrava invincibile, strappandogli la cintura di campione del mondo dei pesi medi versione WBC.

Il prologo

Leonard mancava dal quadrato da quasi tre anni, ne erano trascorsi più o meno tanti da quando nel 1984 aveva battuto per TKO alla nona ripresa Kevin Howard. Tornava a combattere dopo oltre due anni, nel 1982 gli era stato diagnosticato il distacco della retina. Con il rischio di perdere un occhio, Sugar Ray aveva appeso i guantoni al chiodo, salvo poi ripensarci per affrontare Howard: ma l'esito del combattimento contro un avversario semisconosciuto che lo aveva anche messo knock down lo deluse, Leonard decise nuovamente di uscire di scena e le conseguenze furono gravi per lui, piombato nella depressione e preda di alcol e droghe. La stella di Marvin Hagler, invece, brillava incontrastata: dopo aver abbattuto Thomas Hearns due anni prima, nel 1986 aveva messo ko la 'Bestia', John Mugabi.

Fu proprio dopo aver visto quel match che a Leonard venne in mente di tentare l'impossibile.

'La gente pensava che mi avrebbe ammazzato'

"Hagler contro Mugabi, ho visto quel combattimento a bordo ring - racconta Sugar Ray - ed ho chiamato il mio amico e socio in affari dicendogli 'Mike, posso battere Hagler', lui mi chiese se per casi avessi bevuto.

Ma io ho visto qualcosa in lui quella notte ed hanno pensato che fossi diventato pazzo. La gente era convinta che mi avrebbe ammazzato". In proposito Leonard ricorda un dialogo con il fratello in cui gli venne chiesto da quest'ultimo quale sarebbe stato il suo 'combattimento preparatorio' prima di Hagler. "Io risposi 'Hagler', per due volte".

In realtà è molto probabile che il più 'segnato' dei due pugili fosse proprio il campione in carica perché il durissimo match contro Mugabi non poteva non aver lasciato 'scorie'. "In tanti pensavano che mi avrebbe ucciso ed io avevo intenzione di dimostrare che si sbagliavano, è stato questo il mio atteggiamento sul ring ed ho avuto ragione".

'Hagler era nervoso quanto me'

Chris Mannix gli ha chiesto cosa ha notato in Hagler nel momento in cui sono stati di fronte sul ring. "Lo guardavo fisso - risponde Sugar Ray - pensando che fosse nervoso quanto me. Poi ha suonato la campana ed io sono andato... 'pow' (qui Leonard mima praticamente i colpi), pensando che funzionava ancora, era ciò di cui avevo bisogno sul ring".

L'ex campione olimpico e mondiale cita le parole che Hagler gli rivolgeva nei primi round. "Mi ha detto 'combatti da uomo co..., combatti da uomo', gli risposi 'No no.. prendi questo....' e colpivo. Ricordo ogni singolo round, nel quarto o quinto round mi ha colpito, Hagler era pesante, quasi come un peso massimo".

'Non ha voluto il rematch'

Leonard vinse il match ai punti con verdetto non unanime: Lou Filippo assegnò la vittoria ad Hagler per due punti, mentre Dave Moretti diede lo stesso margine ma a favore di Sugar Ray. A stravolgere tutto fu l'incredibile verdetto di Jose Juan Guerra che assegnò la vittoria a Leonard per otto punti, 'sono una vera bestemmia' dirà Rino Tommasi nel suo commento per la tv italiana.

Probabilmente ci stavano un paio di punti per Leonard, forse sarebbe stato più giusto un pari, improbabile poter assegnare la vittoria ad Hagler. "Io ero convinto di essere vicino alla vittoria", ha detto Sugar Ray, mentre da parte del campione la delusione per un combattimento che ha sempre sostenuto di aver vinto fu fortissima: a causa di quella notte, Hagler appenderà per sempre i guantoni al chiodo chiudendo la sua carriera. In tanti avrebbero voluto un rematch. "Si disse che non volevo concederlo, ma non è vero. Ho proposto il rematch, ma non ne volle più sapere. Si trasferì a Milano, in Italia. Marvin era un ragazzo eccezionale e un grandissimo campione, non l'ho mai visto entrare sul ring fuori condizione, era sempre dominante. Meritava una rivincita".