In attesa del debutto di oggi, 25 luglio, a Grosseto, dopo il lungo stop obbligato a causa dell'emergenza sanitaria, il lanciatore della nazionale azzurra di atletica paralimpica Oney Tapia, ha raccontato a BlastingNews come ha vissuto il periodo di lockdown, le emozioni del ritorno in pedana e le sue prospettive future sia sportive che di vita.

Oney Tapia, dal buio alla luce grazie allo sport

Nato sportivamente come giocatore di baseball, Oney Tapia (al secolo Tapia El Elfori) si è trasferito in Italia nel 2002 per intraprendere il ruolo di lanciatore nelle fila dell'Old Rags Lodi e del Montorio Veronese.

Iniziò anche a giocare a rugby e, al contempo, iniziò a lavorare come giardiniere. Proprio mentre lavorava, nel 2011, venne colpito da un grosso ramo agli occhi e perse la vista.

Questo brutto momento della propria vita non lo demoralizzò, ma al contrario, diventò per lui una nuova sfida, una nuova opportunità. Iniziò, così, a giocare a goalball e a torball con gli "Omero Runners Bergamo" e, nel 2013, fece il suo ingresso nel mondo dell'atletica paralimpica, specializzandosi nel getto del peso e nel lancio del disco.

Proprio nell'ottobre del 2013, divenne primatista italiano nel lancio del disco nella categoria F11 (cecità totale) con la misura di 30,99 metri: record che ha infranto due anni dopo arrivando al primato mondiale nel 2015 con la misura di 40,26 metri realizzata ai campionati italiani di Cernusco sul Naviglio.

I successi con la maglia della nazionale azzurra

In maglia azzurra, raggiunse importanti traguardi come il 13° posto ai Mondiali paralimpici di Doha del 2015, l'oro nel lancio del disco, il 5° posto nel getto del peso ai Campionati Europei paralimpici di Grosseto e la medaglia d'argento, ancora nel lancio disco, ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro, tutti nel 2016.

Nel 2017, in coppia con Veera Kinnunen, partecipò e vinse il talent show Ballando con le stelle, mentre il 23 agosto del 2018 agli Europei paralimpici di Berlino conquistò la medaglia d'oro nel lancio del disco per la sua categoria F11, stabilendo anche il nuovo record del mondo con la misura di 46,07 metri.

Tapia: 'Bisogna sempre tenere alta la guardia e andare avanti'

Dove e come hai trascorso il periodo di lockdown?

"Il lockdown l'ho trascorso qui a casa mia, a Bergamo, e, all'inizio l'ho affrontato male perché mi sentivo un leone in gabbia, ma poi ho deciso di reinventarmi e ho iniziato ad occupare il tempo facendo cose che non ero abituato a fare. Grazie a questa creatività sono riuscito ad andare avanti e a sopportare tutto quello che accadeva intorno a me (ambulanze, morti, stress ecc)".

Durante il lockdown, hai avuto modo di fare esercizi ed attività che hai condiviso sui social: ti sei divertito?

"Quando hai del tempo a disposizione, impari a sfruttare tutti gli angoli sconosciuti della tua casa per dare sfogo alla creatività.

Questo momento di crisi, mi ha permesso di confrontarmi con me stesso per capire come sfruttare al meglio non solo la fantasia, ma anche l'immaginazione".

Quando hai ripreso, invece, gli allenamenti veri e propri?

"Ho ripreso ad allenarmi quasi un mese fa, nonostante le disposizioni anti-contagio abbiano comunque limitato le possibilità di allenamento, ma ci siamo riusciti seguendo le norme di sicurezza. Adesso, che le attività stanno piano piano riprendendo forma, mi auguro che le cose migliorino e che non si debba tornare a vivere momenti del genere".

Quale obiettivo ti auguri di raggiungere a Grosseto?

"Nessuno, poiché si tratta di un test per verificare la nostra condizione fisica e tecnica post-lockdown, nonché di uno step per alimentare il nostro spirito agonistico e competitivo utile alle prossime gare che affronteremo più avanti".

Come vedi il tuo futuro?

"Vivo il mio futuro giorno per giorno, cercando di migliorare me stesso per star bene e far star bene chi mi circonda. Bisogna sempre tenere alta la guardia, ma andare avanti".

C'è qualcuno tra i tuoi colleghi atleti che temi o con il quale hai rivalità?

"Nutro un profondo rispetto per tutti i miei colleghi atleti, ma l'unico che temo davvero sono io: se riesco a dominare tutta una serie di emozioni dentro di me, allora penso di aver raggiunto l'obiettivo più importante".

Cosa provi quando salì in pedana?

"Quando salgo in pedana provo un'emozione fortissima, enorme perché so che affronterò una gara importante, sono consapevole che dovrò raggiungere un obiettivo e sento un forte senso di responsabilità.

Prima della gara, però, mi spoglio di tutte queste sensazioni ed entro in pedana come un falco: libero, tranquillo, con lo sguardo lungo e concentrato per far volare l'attrezzo il più lontano possibile".

Secondo te, cosa si potrebbe fare per sensibilizzare maggiormente le persone al paralimpismo e al mondo dello sport per la disabilità?

"Innanzitutto, è bene far sapere a chi, come me, si è trovato a dover vivere la disabilità per un incidente o per altri problemi, che si può ripartire grazie allo sport e alle opportunità che mette a disposizione il Comitato Italiano Paralimpico e tornare a vivere una vita diversa. Per sensibilizzare le persone potremmo fare molte cose, ma dipenderà dal singolo individuo aprire il proprio cuore per recepire il messaggio che intendiamo dare".