Il caso di Lara Lugli, rimbalzato su tutti i media mainstream dopo la denuncia della giocatrice su Facebook, approda nei principali campi di volley italiani. Prima della finale di Coppa Italia di Serie A2 tra Mondovì e Macerata, le capitane delle due squadre sono scese in campo con il pallone sotto la maglia per simboleggiare la maternità. Un messaggio che arriva dritto al segno, si vuole infatti sostenere Lara Lugli che è stata citata dalla sua ex società dopo aver interrotto l'attività per essere rimasta incinta. I fatti risalgono alla stagione 2018/2019, quando la giocatrice allora 38enne militava nel Volley Pordenone in B1.

Il gesto, però, è stato replicato in diversi palazzetti e si è esteso anche ai campionati maschili, l'intero movimento è praticamente sceso in campo per Lara unito dal virtuale slogan "Tuteliamo la maternità". L'iniziativa scaturisce dalla campagna social #iosolo lanciata dall'associazione Assist e da Aip: "Lo sappiamo tutti che alle atlete incinte viene tolto ogni diritto ed è ora di porvi rimedio", recita testualmente lo slogan che muove questa campagna di mobilitazione nazionale.

Lara Lugli: 'Si è scoperchiato un vaso di Pandora'

La diretta interessata era intervenuta in videoconferenza alla presentazione delle finali di Coppa Italia. "Non ci possiamo indignare - ha detto, rivolta alle colleghe - perché tutte siamo a conoscenza dei compromessi che abbiamo accettato finora".

La sua iniziativa di denuncia, però, ha "scoperchiato un vaso di Pandora", come ha evidenziato lei stessa ribadendo "ora abbiamo il dovere e il potere di fare qualcosa". Il suo, infatti, non sarebbe un caso unico. "Il mio non è un caso isolato - ha infatti reso noto nel corso del collegamento - perché mi hanno scritto in tante, giocatrici che hanno vissuto la mia stessa storia".

Lara Lugli che vanta trascorsi in Serie A, tra Ravenna, Soliera, Mazzano, Firenze, Sassuolo e Casalmaggiore, ma che mai prima d'ora aveva vissuto una simile notorietà a livello nazionale. Non le piace, in tal senso, stare sotto i riflettori per una cosa che va oltre il suo sport. "Non mi piace e non ci sto bene in questa situazione di grande visibilità, però non è solo la mia storia perché coinvolge tutte le atlete che fanno questo sport".

La difesa del Volley Pordenone

Nei giorni scorsi era intervenuta nella vicenda anche la controparte, il Volley Pordenone che aveva esposto il suo punto di vista sostenendo di non aver mai citato per danni la giocatrice perché rimasta incinta. In una nota il club ha specificato di aver fatto l'azione legale in difesa di un decreto ingiuntivo presentato da Lara Lugli con il quale avrebbe chiesto il saldo dello stipendio di febbraio 2019. "Nessuna discriminazione, non l'abbiamo mai citata per danni, ci stiamo solo difendendo nell'unico modo possibile avvalendoci delle clausole presenti nel suo contratto".