Tutto è partito dal post pubblicato su Facebook da Lara Lugli, ex giocatrice del Volley Pordenone con cui ha militato in Serie B1 nella stagione 2018/2019. Nel suo lungo sfogo, la pallavolista ha raccontato (allegando i documenti) di essere stata citata per danni dalla sua ex società (non citata direttamente nel post) dopo aver interrotto l'attività per una gravidanza. Secondo quanto ricostruito da Lara Lugli, il club le dovrebbe ancora la mensilità di febbraio 2019 (l'ultimo mese in cui ha giocato) e per far valere i suoi diritti ha ottenuto un decreto ingiuntivo.
In risposta al provvedimento le sarebbe dunque arrivata una richiesta di risarcimento. "Secondo le accuse dovevo informare la società di un mio desiderio di gravidanza e il mio addio ha contribuito a rovinare il campionato", questo in breve è quanto affermato dalla giocatrice sul social. Inutile dire che la vicenda ha sollevato un polverone mediatico al quale il Volley Pordenone ha deciso di rispondere esponendo il suo punto di vista. "Non abbiamo mai avanzato una richiesta di risarcimento danni, ci stiamo difendendo dal decreto ingiuntivo utilizzando le clausole che la stessa giocatrice e il suo procuratore hanno inserito nel contratto", questa la versione del club.
'Ci siamo sentiti traditi'
"Ci hanno accusato di sessismo e discriminazione ai danni delle donne, oltre che di insensibilità, ma le cose non sono andate esattamente in questo modo". La società friulana ha dunque cercato di riassumere la propria versione dei fatti premettendo che "Lara Lugli era il nostro capitano e punto di forza, ma quando a inizio marzo di quell'anno ci ha detto di essere incinta ci siamo salutati. Eravamo dispiaciuti per aver perso una giocatrice di punta, ma felici per l'evento familiare". Il club puntualizza che nel contratto di Lara Lugli erano presenti diverse clausole che la stessa giocatrice e il suo procuratore avevano voluto. "Tra le clausole c'era anche quella che prevedeva la cessazione dell'attività in caso di gravidanza, ma nello stesso erano previste penali nel caso di cessazione anticipata.
Non le abbiamo esercitate, non lo ritenevamo opportuno e, pertanto, nessuno ha mai citato per danni Lara Lugli". In seguito, come raccontato dalla stessa giocatrice nel suo post Facebook, sarebbe pervenuta la richiesta di un credito nei suoi confronti non saldato. "L'atleta ritiene di avere dei crediti ed è stata lei a chiedere ed ottenere un decreto ingiuntivo. Ci siamo sentiti traditi e, per difenderci, abbiamo dunque scelto di avvalerci delle clausole del contratto perché è l'unico strumento che abbiamo". In ultimo, i portavoce del Volley Pordenone ci tengono a sottolineare che "nessuno qui ha mai pensato che la gravidanza sia un danno" ribadendo "non abbiamo mai presentato una richiesta di risarcimento danni".