Sabato 8 maggio partirà da Torino la 104esima edizione del Giro d'Italia che, come di consueto, verrà trasmesso sui canali Rai. Quest'anno la Corsa Rosa su Rai 2 verrà raccontata da Giada Borgato insieme a Francesco Pancani. L'ex ciclista padovana - campionessa nazionale in linea su strada nel 2012 - sarà la prima voce tecnica donna a commentare il Giro maschile. Giada, affida ad un'intervista a Blasting News, i suoi pensieri sulle differenze che ancora persistono tra Ciclismo maschile e femminile, ma anche le sensazioni della vigilia e presenta quello che, secondo lei, sarà un Giro "bellissimo".

'Si fa ancora distinzione tra ciclismo maschile e femminile, ma alla fine è sempre ciclismo'

Sarai la prima commentatrice tecnica donna, in Italia, a commentare il Giro d'Italia maschile. Prevale l'entusiasmo o un senso di ansia per la responsabilità di essere un'apripista?

"È un mix tra le due cose. Da una parte non vedo l'ora di partire per questa nuova avventura, ma dall'altra so di avere una bella responsabilità. Un po' di ansia c'è, un po' come quando correvo: c'è sempre l'ansia da prestazione. Nei primi giorni ci sarà da rompere il ghiaccio, ma avrò tre settimane per sciogliermi".

Eri più nervosa per una corsa o, ora, per il commento?

"Senza dubbio il commento. Questo l'ho scoperto il primo anno che ho commentato: avendo corso tanti anni in bici pensavo fosse una cosa semplice.

Invece, quando mi sono ritrovata a commentare, sono stata presa dalla paura di sbagliare. Sulla bici dovevo solo dare il massimo pedalando. Al commento, invece, c'è da pensare a non sbagliare ciò che dici, a utilizzare un italiano corretto etc".

Qualche giorno fa, in un'intervista al Corriere della Sera, hai definito il mondo del ciclismo italiano "maschilista".

Ci spiegheresti meglio cosa intendevi?

"Non so se è solo una cosa italiana, credo che andrebbe visto a livello generale: anche all'estero c'è lo stesso problema. Con maschilista intendo dire che si fa ancora una distinzione tra ciclismo maschile e femminile: ancora non si vedono le due cose come un tutt'uno. Penso che qualcuno, quando mi sentirà al commento, storcerà il naso dicendo: 'Questa qui viene dal ciclismo femminile, cosa ne sa di quello maschile'".

Quasi come se fossero due sport differenti, dunque.

"Sì, due mondi separati. Alla fine il ciclismo, che sia maschile o femminile, è comunque sempre ciclismo: bisogna sempre pedalare e le tattiche sono le stesse. Prima, probabilmente, la gente non era neanche a conoscenza dell'esistenza del ciclismo femminile. In questi ultimi anni, con il fatto che ci sono le dirette e che ci sono club maschili che investono nel circuito femminile, c'è più seguito e quindi ci si rende conto che il ciclismo femminile e quello maschile debbano essere visti come una cosa uguale.

Per quanto riguarda il commento?

"Non si era mai vista prima una gara maschile così importante commentata da una donna. Credo che, come ora ci stiamo abituando a vedere le corse femminili, bisognerà abituarsi anche a sentire una voce femminile a commento di una gara maschile.

Tutti i cambiamenti richiedono tempo per essere capiti e accettati. Qualcuno lo farà immediatamente, qualcuno meno. Spetterà poi a me far cambiare idea con i fatti a chi non crede in questo cambiamento. Ci saranno persone che, anche dopo 3 settimane, faranno fatica ad accettare la cosa. Giusto che ognuno abbia la propria opinione ma io ce la metterò tutta e penso che la Rai, scegliendo me, abbia anche l'intento di pareggiare un po' i conti. Quando uno è competente, essere maschio o femmina non cambia niente. Per quanto riguarda le critiche, purtroppo o per fortuna ci sono sempre. L'importante è che siano costruttive, un modo per migliorare".

'Pandemia ha avuto effetti catastrofici specie per le piccole squadre'

Tornando al 'gap' tra ciclismo maschile e quello femminile, secondo te quanta responsabilità hanno gli sponsor e le piattaforme televisive? Ad esempio ho notato una tendenza, almeno in Italia, a dare grande copertura televisiva alle gare maschili e meno a quelle femminili...

"Non è un problema della Rai o di Eurosport, ma dell'organizzatore. Sappiamo che per avere una copertura televisiva in diretta ci vogliono anche tanti soldi. Negli ultimi anni, fortunatamente, c'è più attenzione al ciclismo femminile e c'è anche qualche soldo in più. Penso che sia stato fondamentale, per l'aumento della visibilità, l'uso dei social e della tecnologia.

Specie con il boom di Instagram, che lavora per immagini, le cicliste hanno fatto un lavoro perfetto di 'autopromozione', riuscendo a farsi pubblicità e a farsi riconoscere. Da lì molti si sono accorti che esiste anche il ciclismo femminile e che, quando vedi una ciclista, vedi un'atleta. Da lì gli sponsor si sono accorti che una donna può vendere anche di più di un uomo. Per me i social sono stati fondamentali per l'evoluzione del ciclismo femminile".

Pensi che questo processo possa portare, piano piano, a una pari considerazione tra ciclismo maschile e femminile?

"La strada da fare è lunga e non so se arriveremo mai a una vera e propria parità. Siamo ancora all'inizio, io ho smesso di correre nel 2014 e dal 2016 sono iniziati i cambiamenti.

I passi che stiamo facendo non sono lunghi, ma di più. Qualcuno ha detto che stiamo anche bruciando le tappe: le squadre che crescono sono quelle collegate al ciclismo maschile, mentre quelle più piccole, che sono state fondamentali per la crescita delle giovani atlete, non riescono a stare dietro ai tanti cambiamenti e rischiano di chiudere. Ci sono i pro e i contro, ma da qualche parte bisognava pur partire. La strada è lunga ma penso che la direzione sia quella giusta".

Secondo te gli effetti della pandemia hanno stoppato questo processo di evoluzione del ciclismo femminile?

"Specie per le piccole squadre ciclistiche femminili, penso che lo stop di un anno a causa della pandemia sia stata quasi una catastrofe: gli sponsor sono piccolini, vuol dire che danno un contributo minimo.

In una situazione di pandemia, immagino che la prima cosa che un'azienda tagli siano le sponsorizzazioni. Poi ci hanno rimesso anche i grossi, ma loro in qualche modo, con fatica, riescono sempre a venirne fuori. Direi che i club piccoli che sono riusciti a resistere sono stati bravi".

Pensi che le Federazioni possano dare degli aiuti maggiori?

"Ho paura di no. Anche le nostre Federazioni non sguazzano nell'oro e se aiuti una squadra devi aiutarle tutte, non solo quelle professionistiche. E allora le prime che dovrebbero essere aiutate sono le squadre giovanili: nel corso del 2020 tante squadre di giovanissimi, esordienti e allievi sono scomparse. A livello di Federazione non so cosa si possa fare, perché dovrebbero tirare fuori fondi infiniti per aiutare davvero tutti, e sarebbe uno sforzo gigantesco.

Non so cosa, ma qualcosa si dovrebbe inventare".

Più di qualcuno ha proposto di vaccinare gli atleti in modo da poter ripartire più in fretta.

"Sarebbe una bella idea ma abbiamo visto che la vaccinazione non è una cosa così veloce e immediata. Sarebbe anche quello un processo lungo e prima degli sportivi bisogna pensare a tutta la popolazione più soggetta a prendersi il Covid. La UAE, a inizio anno, ha vaccinato tutti: sono scelte di squadra e federali, sulla base delle gare che si dovranno fare. Ma non è semplice".

'Penso che Vincenzo Nibali punterà alla vittoria di qualche tappa'

Fortunatamente, comunque, da sabato 8 maggio si scenderà in strada. Secondo te che Giro sarà?

"Penso un Giro bellissimo, perché è disegnato bene e ci sono percorsi adatti a tutti.

Ci sono poi tanti uomini per la classifica generale che sono abbastanza livellati: se Bernal ci sarà, lui è quello che forse potrebbe avere qualcosa in più. Ma se non ci sarà penso che tutti gli altri siano allo stesso livello e ci sarà una bella lotta per la generale. Penso che anche Nibali, se non avesse il problema al polso, sarebbe allo stesso livello di Simon Yates, di Vlasov, di Hindley, di Bardet o di Landa. Penso che siano davvero tutti sullo stesso piano. Quando hanno tutti uno stato di forma simile e non c'è il corridore che spacca la corsa dopo pochi km di salita, credo che lo spettacolo ne giovi".

Secondo lei Vincenzo Nibali riuscirà a gareggiare per la classifica generale o cercherà qualche vittoria di tappa?

"Nibali non ha nulla da dimostrare perché è ai vertici da tanti anni e specie al Giro ha sempre fatto grandi cose. L'infortunio non è sicuramente una cosa positiva, ma il fatto che lui abbia scelto di partecipare significa che è sereno mentalmente e questo è un aspetto motivante. Penso, poi, che andrà per le tappe e poi vedrà giorno per giorno. Ricordiamoci che ha l'obiettivo delle Olimpiadi e non penso andrà a prendersi dei rischi inutili. Fa il Giro, gara di tre settimane, perché gli viene utile in prospettiva Olimpiadi. Penso che parteciperà al Giro sereno, senza troppe ambizioni di classifica. Con il carattere e la classe da campione che ha. Comunque, sono sicura che andrà alla caccia di tappe e porterà a casa qualcosa di buono.

E tutto questo serve al morale".

Per quanto riguarda gli altri ciclisti italiani al Giro, chi vede meglio, magari per qualche vittoria di tappa?

"Penso che corridori come Giulio Ciccone e Brambilla possano avere le chance per giocarsi le loro carte e andare in fuga. Poi ci sono tutti i ragazzi della Barmiani che vorranno mettersi in mostra, così come quelli della Androni e della Eolo: penso che tanti andranno a mettersi in mostra nelle fughe. Poi abbiamo Viviani e Nizzolo: anche loro credo che andranno sicuramente a caccia".

E per quanto riguarda il duo Almeida-Evenepoel della Quick-Step?

"Mi sento di dire che Evenepoel andrà forte. Conosco la sua determinazione e penso che se la squadra ha deciso di schierarlo è perché hanno visto che ha i numeri per farlo e avranno valutato, soprattutto a livello medico, se è pronto o meno per una gara di 3 settimane. Non penso verrà a fare solo il gregario di Almeida ma vedrà giorno dopo giorno cosa sarà in grado di fare. Penso che già dalla crono di Torino si capirà se ha voglia di fare la generale o meno".

Capitolo Evenepoel, come si torna a correre un un grande Giro dopo i tanti problemi avuti nell'ultimo anno, tra infortuni e polemiche?

"Penso che anche lui partirà sereno. La squadra è stata brava a portare altri ciclisti forti come Almeida e Masnada, spegnendo un po' i riflettori su Remco dicendo che sarà lì a supporto di Almeida. Già come squadra, dunque, non gli hanno dato molte pressioni. Avendo avuto un grave infortunio e non correndo da 8 mesi, penso che possa solo stupire tutti andando più forte del previsto: nessuno potrà rimanere scontento se non sarà l'Evenepoel che tutti conoscono perché tutti sappiamo che cosa ha avuto. Poi lui è giovane: Nibali, che ha 36 anni, è quasi più bravo di Remco. Si è rotto infatti non so quante volte: cadere e rialzarsi, cadere e rialzarsi ogni volta diventa sempre più difficile. Evenepoel è motivato e forte, è alle prime cadute e in queste condizioni è più facile ripartire. Secondo me è più bravo Nibali che dopo tanti cadute e dopo tanti anni ha comunque la motivazione di ripartire, con un tutore, in una gara di tre settimane".

Ci saranno tante salite e tappe dure, quale sarà lo spartiacque di questo Giro?

"Penso che tutti aspetteranno la tappa di Cortina, che è massacrante: è durissima e sarà tutta salita, dall'inizio alla fine. Non vanno poi sottovalutate la penultima e terz'ultima tappa, quella con l'arrivo sull'Alpe di Mera, salita che è durissima. Penso che queste tre tappe siano le più importanti, ma anche le altre cinque tappe con arrivi in salita non sono da sottovalutare".