Proprio sul finire della corsa, dopo tre settimane di grande spettacolo e numeri da fuoriclasse, al Tour de France salgono sospetti, accuse e polemiche. Dopo la perquisizione dei giorni scorsi a carico del Team Bahrain Victorious e i rituali e generici dubbi sulla maglia gialla Tadej Pogaĉar, si torna improvvisamente a parlare anche di doping meccanico.

A lanciare i sospetti sul possibile utilizzo dei fantomatici motorini o sistemi simili nascosti nelle biciclette è stato un articolo pubblicato sul giornale svizzero Le Temps. Il quotidiano elvetico ha raccolto le testimonianze di tre corridori (che hanno preferito rimanere nell'anonimato) i quali hanno parlato di rumori sospetti provenienti dalle bici di alcune squadre e delle voci che circolano nel gruppo.

'Un rumore metallico mai sentito'

Secondo uno dei corridori che hanno rilasciato la testimonianza a Le Temps, si tratta di un rumore che viene prodotto solo dalle ruote posteriori delle bici di quattro squadre. "È uno strano rumore. Viene dalle ruote posteriori, è un rumore metallico, come una catena mal regolata. Non l'ho mai sentito da nessuna parte", ha riferito uno dei tre ciclisti.

Le quattro squadre chiamate in causa sono la UAE della maglia gialla Tadej Pogaĉar, la Deceuninck Quickstep della maglia verde Mark Cavendish, la Jumbo Visma del secondo in classifica Jonas Vingegaard e la Bora Hansgrohe, che in questo Tour de France ha vinto due tappe con Nils Politt e Patrik Konrad. "Queste quattro squadre hanno un piccolo sfrigolio nella ruota posteriore", ha aggiunto l'anonimo accusatore.

Un altro corridore ha spiegato di cosa potrebbe trattarsi, secondo le ricostruzioni più maligne. "Non si parla più di un motore nella guarnitura o di un sistema elettromagnetico nei cerchioni, ma di un dispositivo nascosto nel mozzo. Si parla di un sistema che recupera l'energia attraverso i freni, l'inerzia viene immagazzinata come avviene nella Formula Uno", ha raccontato il secondo accusatore.

Lefevere: 'Le nostre bici vengono scansionate ogni giorno'

L'inchiesta giornalistica di Le Temps si basa esclusivamente su dichiarazioni anonime, senza nessuna prova concreta. Sul tema del doping tecnologico l’Uci ha avviato da anni un vasto sistema di controlli, ed anche in questo Tour de France vengono svolti quotidianamente dei test sulle bici per verificare la loro regolarità e l'assenza di motorini e dispositivi simili.

"Le nostre bici vengono scansionate ogni giorno. Devi essere davvero un idiota per ricorrere a queste pratiche. Certo, nel ciclismo ci sono sempre stati degli idioti", ha dichiarato il team manager della Deceuninck Quickstep, Patrick Lefevere, respingendo ogni sospetto.

Il sistema di controlli effettuati continuamente sulle biciclette dei corridori professionisti, non è però ancora bastato a fugare ogni dubbio anche all'interno del gruppo stesso, dove si continua a guardare con sospetto a quelle squadre che riescono a portare ogni atleta al top del rendimento.

"Di solito abbiamo una squadra che domina. O una squadra che è più debole delle altre", ha dichiarato un altro dei corridori anonimi. "Questo è lo sport.

Quest'anno quattro squadre sono molto al di sopra delle altre. Il corridore più piccolo che firma con loro diventa fortissimo. Se cambia squadra diventa di nuovo mediocre, come puoi spiegarlo?", si è chiesto l'anonimo accusatore.