L’Alpe d’Huez resta britannica. Quattro anni dopo la vittoria di Geraint Thomas, nell’ultima occasione in cui il Tour de France aveva affrontato una delle sue salite più iconiche, è stato Tom Pidcock a iscrivere il suo nome nel prestigioso albo d’oro aperto nel 1952 da Fausto Coppi. La dodicesima tappa del Tour de France, l’ultima del trittico alpino, si è decisa con una fuga da lontano che ha premiato la freschezza e l’audacia di Pidcock. La corsa ha ritrovato tra i suoi protagonisti anche Chris Froome, terzo al traguardo dell’Alpe, mentre nel gruppo dei big Tadej Pogačar ha provato un paio di volte a scalfire le sicurezze della maglia gialla Jonas Vingegaard, che però ha risposto presente.

Tour de France, anche Ciccone in fuga

All’indomani del clamoroso ribaltone che ha portato in maglia gialla Jonas Vingegaard, il Tour de France ha proposto l’ultima delle tappe alpine. In programma per questa dodicesima frazione, nel giorno della festa nazionale francese, c’era un percorso tra i più classici, con le lunghe scalate a Galibier, Croix-de-Fer e l’arrivo sull’Alpe d’Huez.

Nella fase d’avvio si sono susseguiti gli scatti, da cui è scaturita una prima fuga di sei corridori, su cui sono poi rientrati altri uomini. Alla fine si è formato un gruppetto con Giulio Ciccone, Nelson Oliveira, Anthony Perez, Kobe Goossens, Tom Pidcock, Sebastian Schönberger, Neilson Powless, Louis Meintjes e Chris Froome, per la prima volta protagonista attivo al Tour dopo il grave incidente di tre anni fa.

Il gruppo ha lasciato fare, guidato dalla Jumbo-Visma. La squadra di Vingegaard, al primo giorno in giallo, non ha inseguito la fuga, disinteressandosi alla possibilità di vincere la tappa.

Convincente difesa di Vingegaard

La corsa si è così divisa in due, con i fuggitivi a giocarsi la tappa e gli uomini di classifica più indietro.

La Croix-de-Fer non ha smosso la situazione e tutto è stato così rimandato ai classici 12,8 km di scalata all’Alpe d’Huez. Davanti, sono bastati un paio di chilometri a Tom Pidcock per sbarazzarsi dei compagni d’avventura. Il primo cambio di ritmo del britannico ha subito fatto la differenza, e il distacco sugli altri fuggitivi è costantemente aumentato.

Pidcock è così andato a vincere la tappa, con il regolarista Meintjes al secondo posto e il redivivo Froome al terzo, un risultato davvero significativo per il vecchio campione.

La Jumbo-Visma ha guidato tutta la scalata all’Alpe, aumentando l’andatura con Van Aert, Kruijswijk, Roglič e Kuss. Il ritmo del team olandese ha fatto una netta selezione, scoprendo la giornata non brillantissima di Quintana e Bardet, grandi protagonisti ieri.

Tadej Pogačar ha atteso gli ultimi quattro km, poi ha saggiato le condizioni di Vingegaard con due accelerate potenti, a cui il danese ha però replicato prontamente.

Il rallentamento dopo gli attacchi ha permesso a Geraint Thomas, sempre molto incisivo, di tornare su Pogačar e Vingegaard, operazione poi compiuta anche da un rinato Enric Mas e da Kuss, che ha ripreso le redini del gruppo fino allo sprint finale. Pogačar ha voluto spremersi al massimo anche qui, pur senza abbuoni in palio, forse per dare un segnale alla maglia gialla. Lo sloveno ha così chiuso al quinto posto davanti al danese della Jumbo, a Thomas e Mas. Bardet ha limitato il passivo a 19’’, mentre Yates ne ha ceduti 38’’, Gaudu 54’’ e Quintana, inatteso sconfitto di giornata, 1’21’’.

La nuova classifica generale vede Jonas Vingegaard al comando con 2’22’’ su Pogačar e 2’26’’ su Thomas, che ha scavalcato Bardet, ora a 2’35’’.