Otto anni nel ciclismo professionistico da corridore, altri dodici da tecnico, l'amicizia con Marco Pantani e il rapporto speciale con la maglia tricolore. Sono questi i tratti fondamentali della carriera di Roberto Pelliconi, corridore imolese oggi sessantenne e con una nuova vita lontana dal ciclismo. Pelliconi ha raccontato la sua vita ciclistica in un'intervista a Lucca in Diretta, complice la lunga militanza nella squadra di Ivano Fanini, sia in bici che in ammiraglia. L'ex corridore ha ricordato i felici trascorsi nella squadra toscana, la familiarità dell'ambiente attorno a Fanini, e la vittoria sfumata per un soffio al campionato italiano del 1990, che avrebbe potuto rappresentare un'ulteriore svolta per la sua carriera.

Pelliconi, le Olimpiadi e il tricolore sfiorato

Roberto Pelliconi passò tardi al ciclismo professionistico, dopo una carriera particolarmente ricca nelle categorie giovanili, che lo portò fino alle Olimpiadi di Seul. Il corridore imolese aveva vinto il suo secondo titolo italiano tra i dilettanti in quel 1988 dei giochi coreani, e a Seul concluse la gara in linea al settimo posto. Dopo l'avventura a cinque cerchi, a 26 anni, Pelliconi saltò tra i pro con la maglia della Polli - Fanini, vincendo subito il Trofeo Matteotti, e sfiorando il tricolore nel 1990.

La corsa in linea del campionato italiano si svolgeva in quella edizione a Camaiore, e ancora oggi rappresenta il grande rammarico della carriera per l'ex corridore imolese.

Fanini aveva promesso un premio di 100 milioni di lire ai suoi corridori in caso di vittoria. "Puntavo a quel premio e Fanini era uno che manteneva le promesse", ha ricordato Pelliconi. La corsa si decise sulla salita del Monte Pitoro, dove partì all'attacco Giorgio Furlan. "Non gli detti molta importanza", ha raccontato l'ex corridore di Fanini, che rimase in compagnia di Massi e Giupponi all'inseguimento del battistrada. "Nessuno mi dette il cambio, tirai sempre io e feci una gara pazzesca", ha ricordato Pelliconi, che però non riuscì a riprendere Furlan e si classificò secondo ad appena 3'' dal vincitore.

'Pantani era un tipo solare'

Dopo aver girovagato tra Mercatone Uno, Brescialat e Refin, Roberto Pelliconi volle tornare da Fanini per chiudere la carriera nel 1996.

"Nel '97 iniziai a fare il ds con Amore & Vita - ha ricordato l'ex corridore imolese, che ha poi diretto i team Cinelli e Carmioro - ma con Fanini c'era la mia vera famiglia". Pelliconi ha raccontato di aver condiviso tante giornate di allenamento insieme a un celebre conterraneo, Marco Pantani.

"Marco era un buon amico, eravamo vicini di casa", ha ricordato l'ex corridore della Amore & Vita, che frequentava Pantani anche fuori dall'ambiente del ciclismo. "Andavamo a caccia e anche in discoteca. Era un tipo solare, stavo veramente bene a dialogare con lui", ha raccontato Pelliconi.

Conclusa l'esperienza da tecnico nel 2010, il sessantenne imolese si è allontanato dal mondo del ciclismo e si è trasferito in Belgio, dove vive ancora con la compagna e i due figli.

"Sono andato in Belgio senza sapere cosa fare", ha raccontato Pelliconi, che poi ha aperto una piadineria a La Louvière. Da dieci anni l'ex corridore si dedica con entusiasmo a questo nuovo lavoro con cui ha esportato un po' della sua Romagna.