Un anno dopo la fine della sua carriera agonistica, Daniel Martin torna a farsi sentire nel mondo del ciclismo professionistico. L'ex corridore irlandese, pro dal 2007 al 2021, ha appena pubblicato la sua autobiografia in cui ha ripercorso la sua vita da ciclista, svelando qualche retroscena. Martin ha parlato del suo passaggio dal team di Jonathan Vaughters, in cui ha militato nella prima parte della carriera, alle altre squadre che lo hanno ingaggiato dal 2016 in poi, la Quick-Step, la UAE e la Israel. Il 36enne irlandese ha confessato di essere stato vicino all'approdo nel Team Sky, che lo ha corteggiato più volte, ma di non aver concluso positivamente questa trattativa anche per una vecchia storia che lo aveva contrapposto a Dave Brailsford, manager della squadra britannica.

Daniel Martin: 'Ho saputo dalla stampa dell'arrivo di Aru'

Daniel Martin ha corso con il team di Vaughters, denominato prima Garmin e poi Cannondale, fino al 2015, vincendo due classiche monumento come il Lombardia e la Liegi-Bastogne.Liegi. A trent'anni l'irlandese ha deciso di cambiare formazione, passando alla Quick-Step, e nel 2018 alla UAE Emirates. In entrambe le occasioni su di lui aveva messo gli occhi il Team Sky di Dave Brailsford.

Martin ha preferito scegliere sempre altre strade, nonostante la grande disponibilità finanziaria della squadra britannica. Nel 2018 il corridore irlandese ha accettato la proposta della UAE Emirates, che stava vivendo un periodo di passaggio dalla lunga esperienza della Lampre con Giuseppe Saronni a quella degli sceicchi con Mauro Gianetti.

A Martin è stato proposto un ruolo da leader unico, promessa che poi è stata in parte ritrattata. "Ho dovuto condividere la leadership con uno scalatore sardo, Fabio Aru. Lui sembrava un bravo ragazzo, anche se parlavamo poco e le nostre strade si incrociavano raramente", ha dichiarato Daniel Martin nel suo libro.

L'ex corridore irlandese ha raccontato di essere rimasto sorpreso dal modo in cui la UAE ha gestito questa situazione.

"Ho saputo dalla stampa che sarebbe arrivato. Mauro Gianetti mi aveva garantito che sarei stato l'unico leader, ma Giuseppe Saronni aveva insistito per ingaggiare questo talento italiano. La dirigenza della squadra mi aveva spiegato la suddivisione dei compiti: Fabio a Giro e Vuelta, io a Tour e Vuelta. Dividere le responsabilità non mi dispiaceva, lo avevo già fatto alla Quick-Step con Alaphilippe e Gilbert, che avevano i miei stessi obiettivi nelle classiche delle Ardenne", ha scritto Martin.

'Mai avuto spiegazioni da Brailsford'

Il corridore irlandese ha raccontato che prima di firmare per la UAE per quel posto di leader promesso, poi parzialmente ritrattato, era stato vicino al passaggio al Team Sky. Dave Brailsford, manager del team britannico, lo aveva cercato per essere un'opzione alternativa a Chris Froome al Tour de France e per puntare ad alcune corse di una settimana. In quel 2018 Froome aveva in programma di correre il Giro d'Italia, assalto finito vittoriosamente, e Daniel Martin sarebbe dovuto essere il piano B al Tour nei progetti di Brailsford. L'accordo non arrivò però a buon fine anche a causa di una vecchia storia tra il manager britannico e il corridore. All'inizio della sua carriera, quando ancora militava nelle categorie giovanili, Daniel Martin correva con nazionalità e licenza della Gran Bretagna.

Brailsford era il tecnico delle squadre nazionali britanniche in quel periodo e decise di non convocare Martin per i Mondiali under 23 sia nel 2005 che nel 2006. "Non ho mai avuto nessuna spiegazione per quelle mancate convocazioni, ma poi ho saputo che Brailsford mi vedeva solo come un rincalzo. Allo stesso tempo, la Federciclismo Irlandese mi chiedeva di andare con loro. Nel 2006, ai Mondiali di Salisburgo, Cavendish era il leader e il favorito della gara under 23, ma arrivò 11°. Avrebbe avuto bisogno di un compagno nel finale e quello sarei potuto essere io, solo se...", ha scritto Martin alludendo alla mancata convocazione da parte di Brailsford. "Tra noi non c'è stata una parola, da quel momento le nostre strade hanno seguito dei percorsi diversi", ha raccontato il corridore, che poi è passato alla nazionalità irlandese.