Appena appesa la bicicletta al chiodo, Vincenzo Nibali si è subito buttato nella sua nuova vita, sempre nel mondo del ciclismo, ma con una veste inedita. Il due volte vincitore del Giro d'Italia sta lavorando come consulente tecnico nella creazione di una nuova squadra, la Q36.5 Cycling Team, formazione Professional svizzera che debutterà nella prossima stagione. Contrariamente a tanti colleghi, l'ex corridore messinese non ha avuto difficoltà a calarsi in questa nuova dimensione fuori dal gruppo, anche perché la chiusura della carriera agonistica è arrivata nel momento giusto e senza rimpianti, come ha raccontato lo stesso Nibali in un'intervista rilasciata a Specchio.

Vincenzo Nibali: 'Dopo 18 anni è normale smettere'

Vincenzo Nibali ha spiegato di non aver sofferto questo addio al Ciclismo agonistico, un passo accolto come un cambiamento del tutto naturale e con già la prospettiva di una nuova avventura. "È stata una decisione maturata nel tempo, dopo diciotto anni passati a gareggiare è normale che andasse così", ha dichiarato l'ex campione, che ha poi parlato di tanti temi d'attualità del ciclismo, ma anche del mondo dello sport in genere.

Nibali ha esternato la sua passione per gli sport dei motori, per la Ferrari e la Ducati, spiegando invece di non seguire il calcio. Il vincitore della tripla corona si è espresso su un tema delicato come il caso delle atlete della ginnastica ritmica, dei presunti abusi e delle violenze psicologiche anche in relazione al rapporto con il peso e il cibo.

Anche nel ciclismo il peso corporeo è un fattore fondamentale e Nibali ha raccontato che questo ha portato spesso a delle situazioni critiche.

"Il cibo nello sport può diventare un problema. Nel ciclismo ne abbiamo viste di tutti i colori", ha aggiunto l'ex campione della Astana, spiegando che le atlete sono più a rischio in tal senso, ma che il comportamento di alcuni tecnici è deleterio anche per gli uomini.

"Se un ds ti dice in modo poco garbato 'guarda come sei grasso' la questione riguarda sia uomini che donne: o ci si rifugia nel cibo o lo si rifiuta del tutto", ha commentato Nibali.

"Due o tre anni per avere un italiano interessante'

L'ex campione ha parlato anche della nuova generazione di fenomeni che ha preso velocemente il sopravvento nel ciclismo professionistico nonostante la loro giovanissima età.

L'esplosione immediata, a vent'anni e a livelli stellari, dei vari Tadej Pogačar e Remco Evenepoel ha portato Nibali a fare alcune riflessioni. Secondo l'ex corridore della Astana, oggi i giovani non hanno bisogno di nessun periodo di apprendistato nel ciclismo professionistico, perché "nelle categorie giovanili sono già seguiti da allenatori e preparatori, sanno già tutto".

Sulla situazione del ciclismo italiano, reduce da una stagione anonima e apparentemente senza un ricambio generazionale all'altezza, Nibali ha commentato che il nostro movimento non è in crisi, ma che "ci sono meno talenti", sottolineando però i tanti successi ottenuti dagli azzurri in pista. L'ex campione ha spiegato che il ciclismo è in piena evoluzione con un ricambio generazionale continuo e che "tra due o tre anni potremmo avere un italiano molto interessante".