Il ciclismo professionistico saluta uno dei suoi corridori più amati e particolari. Il francese Thibaut Pinot ha annunciato la chiusura della carriera al termine del 2023 (con il Lombardia a ottobre), nella stagione dei suoi 33 anni, un'età ancora piuttosto verde. Nonostante questo, l'addio dello scalatore della Groupama non è stato un fulmine a ciel sereno. Da tempo Pinot non riusciva più a esprimersi ai suoi migliori livelli, attanagliato da problemi psicologici e di motivazioni oltre che da cadute e infortuni. Il corridore francese si è raccontato in una lunga e intima intervista a L'Équipe, in cui è emersa la sua insofferenza verso l'ambiente del ciclismo di cui ha più volte denunciato i comportamenti al limite del regolamento, e forse più dell'etica, in materia di doping.

Thibaut Pinot, il campione mancato del ciclismo francese

Con i suoi incidenti e le sue fragilità, il talento mai sbocciato del tutto, gli alti e bassi psicologici, e una coscienza molto esigente, Thibaut Pinot ha incarnato perfettamente il ruolo del campione sfortunato e romantico in un ciclismo ormai iper tecnologico e per certi aspetti esasperante. La sua entrata in scena nel ciclismo professionistico era stata da predestinato. Dopo una carriera giovanile ricca di vittorie, Pinot aveva dato l'illusione di essere il corridore che i francesi attendevano da trent'anni, quello capace di colmare il vuoto di vittorie al Tour de France iniziato dopo l'epoca di Fignon e Hinault.

Pinot aveva dato lampi di classe eccelsa nel suo primo Tour, nel 2012, ad appena 22 anni, conquistando una vittoria di tappa e battagliando con i più forti in alcune frazioni di montagna.

'Non capivo perché fossi così forte'

Ora che ha annunciato il ritiro, il corridore francese ha ricordato quel Tour con un racconto che chiarisce già il suo approccio al ciclismo, la sua etica e i suoi continui dubbi. Pinot ha raccontato di essere rimasto turbato dopo essere stato l'unico a riuscire a seguire Chris Froome sulla salita di La Toussuire.

"Non capivo perché fossi così forte. Ho pensato che qualcuno mi avesse dopato o di aver bevuto da una borraccia sbagliata. Sono stato l'unico a rimanere con Froome e quella notte non ho dormito. Mi dicevo che non era normale per me essere così forte alla mia età. Stavo cominciando a spaventarmi. Avevo battuto il record di scalata a La Toussuire, che apparteneva ad Alberto Contador", ha ricordato Thibaut Pinot.

'Non mi mancherà l'ambiente del ciclismo'

Il corridore francese ha raccontato di non essere mai sceso a patti con le lusinghe del doping. "Il doping non ha rovinato la mia carriera, ma mi ha frustrato, mi ha messo dei dubbi. Mi sono sempre detto che un ragazzo dopato potrebbe non allenarsi duramente come me, riuscire a sopportare il dolore. Così mi sono rassicurato. Però tante volte sono arrivato secondo o terzo, sapendo benissimo che la vittoria era mia o almeno avendo dei forti dubbi", ha dichiarato Pinot, che ha più volte denunciato l'abuso di certi farmaci come il cortisone e il tramadolo, e per la facilità con cui molto corridori riuscivano a ottenere delle esenzioni terapeutiche per poter usare dei prodotti normalmente proibiti.

La coraggiosa presa di posizione del corridore francese non ha trovato molto supporto da parte dei colleghi, un atteggiamento che ha lasciato Pinot molto deluso. "Non ho avuto nessun supporto, nessuna chiamata. Pensavo che sarei stato più supportato, anche dai compagni di squadra. Anche per questo lascio l'ambiente del ciclismo senza rimpianti. Ho detto quello che pensavo, non ho avuto riscontri, quindi ora lasciatemi vivere la mia vita. Mi mancheranno certe persone dello staff, ma non l'ambiente", ha concluso Thibaut Pinot.