Il difficile percorso che Chris Froome ha intrapreso ormai da quasi quattro anni, dal terribile incidente al Giro del Delfinato del giugno 2019, non sta ancora dando i frutti sperati dal campione britannico. Dal giorno della caduta, il quattro volte vincitore del Tour sta lottando con una determinazione incrollabile per riuscire a tornare, se non quello di una volta, almeno ad un livello competitivo. Se Froome è ormai da tempo guarito a tutti gli effetti, i progressi sul piano delle prestazioni atletiche sono stati lenti e minimi, sia per la gravità delle fratture rimediate dell'incidente, sia per l'età ormai non più verdissima del campione.

Anche il passaggio dalla Ineos alla Israel non ha portato particolari benefici al corridore, che nella scorsa stagione ha dato qualche timido segnale di crescita arrivando terzo in una tappa del Tour de France, ma senza trovare conferme e continuità nel resto della stagione.

Chris Froome, nessun segnale in Australia

Anche in questo inizio di stagione 2023 Chris Froome è apparso sempre in difficoltà, nelle retrovie del gruppo.

Il campione della Israel ha cominciato correndo il Tour Down Under senza mettersi mai in evidenza e arrivando sempre tra gli ultimi. Ha corso anche l'altra gara australiana del World Tour, la Cadel Evans Great Race, finendo con un ritiro.

Froome è ora impegnato in una piccola corsa a tappe africana, quasi un ritorno a casa visto che è nato e ha vissuto a lungo tra il Kenya e il Sudafrica.

Da domenica 19 febbraio il corridore britannico sta partecipando al Tour of Rwanda, là dove tra un paio di anni il ciclismo cercherà di allargare ancora i propri confini portando i Mondiali.

Ciclismo, di nuovo in fuga solitaria dopo quasi cinque anni

Dopo quattro tappe piuttosto anonime, oggi Chris Froome è stato il grande protagonista della quinta frazione, quella che ha portato il gruppo da Rusizi a Rubavu.

Il quattro volte vincitore del Tour de France si è lanciato all'attacco da solo nelle fasi iniziali della tappa, ed è rimasto al comando per circa settantacinque chilometri, ritrovando così l'ebbrezza della testa della corsa che non assaporava più da tempo. Una fuga che - se si esclude l'allungo con Ciccone all'Alpe d'Huez dell'anno scorso in una tappa chiusa al terzo posto - ha il sapore del passato, soprattutto perché questa volta fatta in solitaria.

Naturalmente questa fuga da lontano in una tappa del Tour of Rwanda non ha lo spessore tecnico delle tante vittorie ottenute da Froome nella sua carriera, ma ha un significato speciale visto il lungo percorso di questi quattro anni passati dall'incidente.

Come succede spesso alle fughe partite all'inizio della tappa, anche l'azione tentata da Froome non ha avuto buon esito. Il campione britannico è stato anche molto sfortunato, incappando prima in una caduta e poi in una foratura. Questi episodi, la fatica accumulata e la reazione del gruppo, hanno fatto naufragare la fuga di Froome, che dopo settantacinque chilometri vissuti in testa alla corsa, come non gli capitava dall'epica tappa del Colle delle Finestre al Giro d'Italia 2018, è stato raggiunto e staccato.

La tappa è stata poi vinta dal sudafricano Callum Ormiston, arrivato con sei secondi di vantaggio su un gruppetto battuto allo sprint da Walter Calzoni, 21enne della Q36.5 che si sta mettendo in buona evidenza in questo avvio di stagione.