In un'intervista rilasciata a High Cycling, il team manager della UAE Emirates, Joxean Matxin Fernández, ha commentato una delle nuove e più interessanti tendenze del mondo del ciclismo, quella delle piattaforme virtuali. Durante il periodo del lockdown provocato dall'emergenza sanitaria, l'impossibilità di pedalare all'aperto ha dato slancio ai sistemi che sfruttano le più moderne tecnologie per riprodurre un allenamento in bicicletta in un luogo chiuso.

Per usufruire di questa possibilità, la bici viene messa sui rulli e collegata a una piattaforma online che permette di pedalare su svariati percorsi, riprodotti sullo schermo di vari device.

Ciclismo virtuale, il caso di Jay Vine

Il successo di questi sistemi è stato colto anche da alcune squadre del Ciclismo professionistico, che hanno scandagliato i dati delle varie gare virtuali per cercare nuovi talenti da portare nelle corse su strada. Emblematico è stato il caso dell'australiano Jay Vine, lanciato dalla piattaforma Zwift verso il professionismo e i due successi nelle tappe della scorsa Vuelta a España.

Vine è stato ora ingaggiato dalla UAE Emirates, una delle squadre più potenti del ciclismo World Tour, e in questo scorcio iniziale di stagione ha dimostrato di poter crescere ancora vincendo il Tour Down Under e dando così credito agli estimatori delle piattaforme virtuali.

Joxean Matxin Fernández, team manager della UAE Emirates, ha spiegato di avere un approccio equilibrato verso queste nuove realtà. Il manager spagnolo ritiene che il ciclismo virtuale fornisca dei dati interessanti, ma che questi non bastino a dire se un corridore può diventare un professionista o un campione.

"Credo molto nei dati fisiologici, ma anche in altri aspetti, come la mentalità o l'intelligenza", ha commentato Matxin Fernández.

'Freire aveva un dono non percepibile dagli strumenti'

Il manager della UAE ha portato ad esempio la storia di un grande campione del passato, Óscar Freire, con cui lavorò alla Mapei. Nei test fisici Freire non aveva messo in mostra dei dati significativi, eppure riuscì a ottenere dei risultati eccezionali, come i successi in tre Campionati del Mondo e in altrettante Milano - Sanremo.

"Ci sono alcuni casi famosi, come quello di Óscar Freire. Quando sono stato alla Mapei mi sono reso conto che per i dati che aveva, forse non sarebbe nemmeno dovuto diventare un corridore professionista. Però aveva qualcosa, che era un dono e non era percepibile dagli strumenti. Possono dirti i watt, la potenza media e altro, ma ci sono dei valori che non possono essere misurati, come l'adattamento.

Ci sono corridori che possono esprimere 2000 watt in volata, ma le corse si vincono a 1400 watt perché sono volate che si fanno dopo cinque ore di gara", ha analizzato il manager della UAE.

Matxin Fernández ha parlato anche di uno dei suoi corridori attuali, Matteo Trentin: "Credo nei dati, li studio, abbiamo degli specialisti che li misurano e li studiano, ma penso che ci siano dei valori che non si possono misurare. Per esempio Matteo Trentin ha una visione di corsa spettacolare e nessuna macchina può misurarla".