La storia dello sport e del Ciclismo vive sempre i suoi momenti più intensi quando due grandi campioni incrociano le loro carriere dando vita a rivalità che coinvolgono i tifosi. Se ora il duello per eccellenza del ciclismo è quello tra Wout van Aert e Mathieu Van der Poel, tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta erano Francesco Moser e Beppe Saronni ad infiammare le corse e gli appassionati con una rivalità dai toni particolarmente accesi. In quel periodo il ciclismo viveva un momento di grande fulgore e il duello Moser - Saronni divise letteralmente in due i tifosi, coinvolgendo anche una parte di pubblico solitamente poco attenta al mondo dello sport.

Ancora oggi, a distanza di tanti anni, tra i due storici avversari non mancano battute taglienti e frecciate, tra i ricordi di quel ciclismo più genuino e carico di passione che ora appare tanto lontano.

Saronni: 'La bici di Moser venne poi vietata'

Parlando al Corriere della Sera, Beppe Saronni ha dichiarato come la carriera di Francesco Moser sia stata allungata dalla collaborazione con l'equipe del Professor Conconi. I fatti a cui si riferisce Saronni risalgono all'inverno tra il 1983 e il 1984, quando Moser iniziò ad essere seguito dal gruppo Enervit, che portò in campo una serie di novità nella preparazione atletica e nei materiali per l'assalto al record dell'ora. Il campione trentino, che sembrava aver imboccato la fase calante della carriera, visse uno straordinario ritorno ai vertici.

A Città del Messico realizzò il record dell'ora, poi vinse la Milano Sanremo e il Giro d'Italia, i due grandi obiettivi che ancora mancavano al suo palmares.

Quei risultati furono ottenuti anche grazie a soluzioni avveniristiche, come le ruote lenticolari, e al ricorso a pratiche poi vietate dall'antidoping, come le autotrasfusioni.

"E' stato il primo e in quel momento l'unico a fare ricorso ad una certa scienza. La bici del record dell'ora era un siluro che venne vietato, per tacere del resto" ha commentato Saronni, alludendo chiaramente alle pratiche allora perfettamente legali ma molto ambigue sul piano etico.

Ciclismo, il discusso Giro d'Italia '84 di Moser

"Ha sfruttato certe metodologie che il famoso professor Conconi offriva solo a lui" ha attaccato Saronni, spiegando che le novità portate da Moser e dal suo gruppo in quel periodo hanno aperto la strada ai problemi di doping che il ciclismo ha dovuto affrontare successivamente. "Quelle innovazioni non si sono rivelate sempre positive. Sulla base di alcune di quelle innovazioni il ciclismo negli anni successivi ha avuto un sacco di problemi. Ma lui non aveva nulla da perdere e le ha sfruttate quando erano legali" ha criticato l'ex campione, che ha sminuito anche la vittoria di Moser al Giro d'Italia del 1984.

In quell'anno, dopo tanti assalti andati a vuoto, Moser riuscì a sfruttare il progetto con Enervit e il professor Conconi, un percorso particolarmente favorevole, con tante crono e poche salite, e l'annullamento di una tappa chiave che avrebbe potuto metterlo in difficoltà, quello con lo Stelvio.

"Io ho vinto due Giri con le mie forze. Nell'84 lo Stelvio gli sarebbe stato fatale, ma fu cancellato per presunto maltempo. Superò il povero Fignon nella crono finale con una bici a ruote lenticolari che nessun altro poteva permettersi" ha attaccato Beppe Saronni rinverdendo i fasti dell'antica rivalità.