Più che dalle fughe e dagli scatti dei favoriti al successo finale, pressoché inesistenti, la seconda settimana del Giro d'Italia è stata segnata dalle discussioni e dalle polemiche per l'accorciamento della tappa di Crans-Montana. La tredicesima frazione della corsa rosa, in programma venerdì 19 maggio, avrebbe dovuto portare i corridori al primo confronto con le montagne alpine, passando in Svizzera attraverso il Gran San Bernardo per poi affrontare le salite alla Croix de Coeur e a Crans-Montana. Le previsioni meteo molto negative in alta quota hanno però portato i corridori a chiedere attraverso la loro associazione, il CPA, un accorciamento del percorso.
Ciclismo, niente salita al Gran San Bernardo
Dopo una mattinata di confronti, l'organizzazione del Giro d'Italia ha deciso di tagliare dal percorso la scalata al Gran San Bernardo e far partire la corsa già in Svizzera per gli ultimi 74 chilometri, tenendo conto anche del maltempo persistente che ha colpito i corridori in quasi tutte le tappe. Questa scelta ha scatenato molte reazioni critiche, accentuate poi dal fatto che le condizioni meteo si sono rivelate più clementi del previsto. Molti ex corridori si sono scagliati contro il gruppo, sostenendo che pioggia e freddo fanno parte del Ciclismo, e che in passato le corse non si fermavano per il maltempo.
Uno dei più grandi campioni degli anni Ottanta e Novanta, Franco Chioccioli, si è invece schierato apertamente dalla parte dei corridori e ha sostenuto che il ciclismo non deve cercare quelle situazioni dai risvolti epici, ma molto rischiosi, del passato.
Chioccioli: 'Sul Gavia alcuni fecero la discesa in macchina'
Chioccioli è stato, suo malgrado, testimone e protagonista di una delle giornate più drammatiche della storia del ciclismo, quella del Passo Gavia al Giro d'Italia del 1988. Il campione toscano indossava la maglia rosa al via di quella tappa, che fu falsata dalla neve che i corridori trovarono sia sulla salita che nella discesa dal Gavia.
"Quella tappa non si doveva fare, ci dissero di andare, che non sarebbe successo nulla. Fu epico per tutti, non certo per noi, che rischiammo tantissimo. Andai in crisi di freddo, di fame, di tutto. Alcuni fecero la discesa in macchina", ha ricordato Chioccioli in un'intervista a Repubblica.
L'ex campione perse la maglia rosa e il Giro in quelle circostanze estreme del Gavia e ritiene che nel ciclismo di oggi non ci debba più essere spazio per delle tappe del genere, a costo di avere un eccesso di prudenza in certe situazioni.
"I corridori hanno ragione, c'è un limite al sacrificio. Non basta la frase una volta si faceva così. Una volta tutto era diverso, non solo nel ciclismo. Ci si evolve, si cresce", ha commentato Chioccioli, invitando il mondo del ciclismo "a non guardare indietro e idolatrare il passato".