Finisce con una mezza delusione la settima tappa del Giro d'Italia, quella con l'arrivo in salita al Gran Sasso. La corsa prometteva la prima vera battaglia in montagna di questo Giro, almeno negli ultimi cinque chilometri, l'unica parte davvero selettiva del percorso. Invece i big hanno preferito correre sulla difensiva e rimandare il confronto alle prossime tappe. Il gruppo ha proceduto a ritmo controllato e senza nessuna azione, e della situazione hanno approfittato tre coraggiosi fuggitivi che sono partiti all'attacco nelle fasi iniziali e si sono giocati un'occasione da sogno.

Alla fine Davide Bais, uno dei più tenaci interpreti delle fughe da lontano, ha regalato il successo alla Eolo Kometa, battendo Karel Vacek e Simone Petilli.

Giro, la fuga guadagna tredici minuti

Dopo la vittoria alla sesta tappa di Pedersen, la settima era uno dei passaggi più attesi di questa prima metà del Giro d'Italia, prevedendo l'arrivo in salita sul Gran Sasso. Il percorso ha proposto un dislivello importante, ma con salite più lunghe che dure.

I corridori hanno trovato pendenze importanti solo negli ultimi cinque chilometri della tappa, dove in molti si aspettavano un primo confronto diretto tra Remco Evenepoel, Primož Roglič e gli altri favoriti al podio finale.

La corsa ha trovato subito quattro coraggiosi attaccanti che sono partiti in fuga nei chilometri iniziali: Davide Bais (Eolo Kometa), Karel Vacek (Corratec), Simone Petilli (Intermarché) e Henok Mulubrhan (Green Project Bardiani).

La DSM della maglia rosa Andreas Leknessund ha preso la testa del gruppo, ma ha permesso alla fuga di raggiungere i tredici minuti di vantaggio. Petilli, distante poco più di sette nella generale, ha pedalato a lungo in maglia rosa virtuale, ma soprattutto i fuggitivi hanno via via cominciato a sognare la vittoria di tappa.

Nessuno scatto nel gruppo maglia rosa

Dai battistrada ha poi perso contatto Mulubrhan, mentre in gruppo l'atteggiamento attendista è proseguito sulla salita verso Calascio e nella prima parte della lunga ascesa verso il Gran Sasso. Petilli, Vacek e Bais sono così arrivati agli ultimi cinque chilometri con ancora sei minuti di vantaggio, una situazione imprevista che ha consegnato loro l'occasione della vita di contendersi la vittoria. Petilli, il più esperto dei tre e con più spiccate doti di scalatore, ha cercato l'attacco, ma Bais ha risposto bene, e anche Vacek è riuscito a rientrare con un po' di fatica. La soluzione è stata così allo sprint, dove Bais si è dimostrato decisamente più brillante e potente dei compagni d'avventura ed è andato a vincere.

Vacek ha chiuso secondo davanti a Petilli, mentre in gruppo neanche nell'ultimo chilometro si è un po' accesa la corsa. Evenepoel ha tagliato il traguardo per primo in una platonica, e anche inutile, volata con Roglič, con gli altri uomini di classifica tutti a ruota in questa corsa che di fatto non è neanche iniziata.

La maglia rosa è rimasta sulle spalle di Andreas Leknessund, che conserva 28'' su Evenepoel e 30'' su Paret-Peintre.