Anche se per la seconda volta consecutiva è stato battuto da Jonas Vingegaard nella corsa alla maglia gialla, il Tour de France di Tadej Pogacar si è chiuso tutt'altro che con un bilancio negativo. Il campione sloveno ha vissuto qualche momento veramente difficile, è stato messo a dura prova nell'ultima settimana in cui è crollato sul Col de la Loze, ma è riuscito a rialzarsi e a concludere la corsa con il secondo posto finale, la maglia bianca e due vittorie di tappa. All'arrivo di Parigi, Pogacar ha ripercorso questa avventura al Tour, dal difficile avvicinamento, condizionato dall'incidente della Liegi, alla grande sfida con Vingegaard.

Il vincitore del Fiandre si è soprattutto goduto l'ottimo ambiente che si è respirato nella squadra, che ha vissuto la corsa anche con quella leggerezza che è il tratto distintivo di Pogacar. Il campione di ciclismo sloveno ha ricordato il momento più basso della sua corsa, tra la cronometro di Combloux, "in cui ero così bianco", al Col de la Loze, fino alla successiva tappa pianeggiante, "che è stata ancora più difficile".

Pogacar: 'Il Tour era solo un bonus'

Nel suo racconto, Tadej Pogacar è partito dall'infortunio rimediato alla Liegi Bastogne Liegi, che lo ha costretto a ritardare e cambiare radicalmente il suo percorso di avvicinamento al Tour. "È stato davvero un Tour de France particolare per me" ha dichiarato il campione sloveno.

"Ero veramente eccitato quando sono arrivato a Bilbao: tornando da un infortunio, avevo meno pressione rispetto agli anni precedenti. Mi sentivo come se non avessi niente da perdere. La mia preparazione è stata tutt'altro che perfetta con il mio polso rotto, ho portato un tutore per la maggior parte del mese di maggio, non ho potuto allenarmi quanto avrei voluto e non ho fatto nessuna corsa di preparazione al di fuori dei campionati sloveni. Questo non bastava per essere pronti l'inizio del Tour. Non ero al 100% ma non mi pento di essere partito. Sono riuscito a iniziare la stagione in maniera fantastica vincendo gare che non avrei mai osato immaginare di conquistare: dopo aver vinto la Parigi-Nizza e il Giro delle Fiandre, per me, il mio anno era già stato un successo.

Il Tour era solo un bonus" ha raccontato Pogacar.

Il campione della UAE Emirates ha parlato a lungo della squadra e dei compagni, raccontando di essersi goduto il buon clima che si è creato anche con i nuovi arrivati come Adam Yates. "Ricorderò a lungo la maglia gialla di Adam il primo giorno e la buona atmosfera in squadra, fino alla fine, nonostante le difficoltà. Il giorno dell'arrivo a Nogaro, la quarta tappa, abbiamo lanciato una piccola gara tra di noi durante la tappa, perchè il gruppo andava piano. La sfida era finire la tappa producendo il minor numero di watt possibile. Avevo dato tutto ma è Matteo Trentin che ha finito per vincere" ha raccontato Pogacar.

'Perdere così tanto tempo è stato devastante'

Il campione della UAE ha parlato poi del momento più difficile della corsa, tra la crono di Combloux e la scalata al Col de la Loze, dove ha vissuto una pesante crisi. "Nel giorno di riposo mi sentivo bene, ma chi mi era intorno pensava che non fossi proprio me stesso. È successo qualcosa e non so ancora esattamente cosa. Non è correlato con il mio infortunio al polso, è qualcos'altro. Nelle foto si può vedere che sono così bianco in bici. Il mio corpo ha detto basta" ha raccontato Pogacar, che però dopo la crono ha pensato di poter ancora ribaltare la situazione nella successiva tappa con il Col de la Loze.

"Non avrei mai immaginato di perdere così tanto tempo nella crono.

È stato piuttosto devastante, a dire il vero. Il giorno dopo, ho pensato di rientrare in partita ma ai piedi della Loze, il mio corpo è spento. Non saprei descriverlo in altro modo. Non avevo niente. La salita è stata una pura sofferenza, fortunatamente Marc Soler è rimasto al mio fianco fino alla fine. Senza di lui probabilmente non sarei più sul podio oggi. Ho combattuto con me stesso, ma il giorno dopo è stato quasi più difficile, anche se era tutta pianura, perché ero completamente finito, emotivamente svuotato. Non avevo mai vissuto questo prima" ha raccontato Pogacar.

Il fuoriclasse sloveno ha dato merito a Jonas Vingegaard, dicendosi impressionato soprattutto per la sua scalata al Marie Blanque, nella prima tappa pirenaica, e per la cronometro.

"In quei due giorni è stato intoccabile" ha commentato Pogacar, che ha dato già appuntamento ad una nuova sfida per il prossimo Tour de France. "Penso che avremo ancora delle bellissime battaglie negli anni a venire. Al 90% tornerò al Tour anche l'anno prossimo. È la gara più grande del mondo, la più importante, quella in cui vivi le emozioni più forti, gli alti più alti, i bassi più bassi, ed è per questo che andiamo in bicicletta. A volte mi dico, “lascia perdere”, ma niente sostituisce il Tour. Se tutto va come previsto, tornerò, più forte che mai" ha dichiarato Pogacar.