Il mondo del ciclismo su strada ha salutato in questo finale di stagione 2023 quello che è stato l'uomo da copertina, l'ambasciatore di tutto il movimento per l'ultimo decennio, Peter Sagan. Il fuoriclasse slovacco, irriverente e istrionico, intrecciando le straordinarie doti atletiche e tecniche con un senso dello show non comune tra i protagonisti del ciclismo, ha anticipato e aperto la strada alla nuova generazione di campioni. In un'intervista a Bicycling, Sagan ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera, rivelando di aver bocciato il progetto che lo voleva trasformare in un uomo da grandi corse a tappe.

"Preferisco aver vinto tre Campionati Mondiali piuttosto che un Tour de France" ha dichiarato il corridore della TotalEnergies.

Ciclismo, l'inizio con la Liquigas

Peter Sagan ha parlato degli albori del suo percorso nel ciclismo, delle prime pedalate e della sua predilezione per il downhill, la disciplina che rappresenta una sorta di discesa libera in fuoristrada. Il campione slovacco ha ricordato che avrebbe voluto impegnarsi proprio in questa specialità, ma che il padre si rifiutò di comprargli la bici adatta ritenendola troppo pericolosa.

Sagan ha ricordato con un po' di nostalgia il primo ritiro invernale con la Liquigas nel dicembre del 2009, quando era un illustre sconosciuto libero da impegni con media e sponsor.

"Tutto era nuovo, ero giovane e mi piaceva molto di più. Non c'erano interviste, servizi fotografici e cose del genere. Si trattava solo di andare in bici e recuperare" ha raccontato il campione slovacco, che già nelle sue prime apparizioni ebbe un impatto dirompente nel gruppo. All'esordio al Tour Down Under arrivò terzo in una tappa e questo bastò a far scattare qualcosa nella sua testa.

Peter Sagan: 'Facevo già tanti sacrifici'

"Ho capito che tra vincere e arrivare quinto il divario non era così grande. Ho cominciato a credere di poter vincere delle corse" ha dichiarato Sagan, che poi alla Parigi Nizza mise in mostra un'esuberanza atletica e una personalità fuori dal comune, andando a vincere due tappe con numeri da campione.

In quella prima parte di carriera vissuta alla Liquigas, il periodo più spensierato, Peter Sagan lavorò con il preparatore Paolo Slongo. Il tecnico veneto vedeva in Sagan un possibile campione da grandi corse a tappe, un'evoluzione che sarebbe stata possibile grazie anche ad un regime alimentare particolare e ad una perdita di peso consistente. Il campione slovacco, però, non volle provare ad intraprendere questa trasformazione.

"Stavo già facendo molti sacrifici per il ciclismo. Perché cambiare qualcosa che funziona bene? Per un grande giro avrei dovuto perdere otto, nove, forse dieci chili. Preferisco aver vinto tre Campionati del Mondo piuttosto che un Tour de France" ha commentato Sagan per motivare il suo no al progetto e la sua voglia di misurarsi con corse più congeniali alla sua natura, sia fisica che psicologica.

"Uno sprint non è doloroso. Hai l'adrenalina, non pensi al dolore. Quanto durano, due minuti, tre? Se devi andare in salita per un'ora e mezzo è più doloroso" ha aggiunto Sagan.