Mentre alcuni suoi coetanei stanno ancora pedalando in mezzo al gruppo, l'ex Campione del Mondo Jack Bobridge vede la sua vita nel ciclismo professionistico come un passato lontanissimo. Classe '89, australiano, cresciuto come molti connazionali nel Ciclismo su pista, Bobridge ha chiuso la carriera ancora molto giovane, nel 2016, a causa di un serio problema di salute, un'artrite reumatoide. Da allora, l'ex campione è sprofondato in un abisso fatto di alcol e droga che lo ha fatto finire anche in prigione. Dopo un lungo percorso di recupero, Bobridge è riuscito a rimettere in piedi la sua vita ed ora ha raccontato per la prima volta la sua storia, tracciando anche un quadro molto amaro dell'ambiente del ciclismo.
Bobridge: 'Quando ho smesso era come se non ci fossero più barriere'
Jack Bobridge ha vissuto i fasti dei successi mondiali e olimpici del ciclismo australiano nel nuovo millennio. Il campione di Adelaide è stato uno dei grandi interpreti della scuola del paese oceanico, capace di fondere pista e strada. Già iridato nell'inseguimento nella categoria juniores, Bobridge ha iniziato la sua carriera nel ciclismo professionistico nel 2008 con la AIS, formazione australiana riservata essenzialmente agli specialisti della pista. Quello fu il viatico per la prima partecipazione alle Olimpiadi, a Pechino 2008, conclusa con il quarto posto nell'inseguimento a squadre. A Londra 2012 e Rio 2016, Bobridge riuscì a salire per due volte sul podio, sempre al secondo posto e sempre con il quartetto.
Dopo aver vinto anche tre titoli mondiali su pista, quello su strada nella cronometro di Mendrisio 2009 tra gli under 23, una tappa al Tour Down Under e due titoli nazionali in linea, Bobridge ha chiuso la carriera prestissimo, nel 2016, a soli 27 anni.
"Soffrivo di artrite reumatoide, ero arrivato al punto che era una lotta con il mio corpo anche solo per alzarmi dal letto" ha raccontato Jack Bobridge al programma "A Current Affair".
"Non potevo indossare i calzini perchè avevo i piedi doloranti, figuriamoci andarsi ad allenare" ha continuato l'ex campione, ammettendo di aver iniziato ad abusare di alcol e droga già durante l'ultima parte della carriera, quando la sua situazione di salute è peggiorata. "Quando ho smesso non c'erano più le corse, di conseguenza era come se non ci fossero più barriere.
Potevo fare quello che volevo, quando volevo" ha raccontato Bobridge, che ha vissuto anni di inferno.
"Nel 2017 mi hanno arrestato per spaccio, nel 2019 ho avuto una condanna definitiva e sono stati due anni e mezzo in prigione. Facevo uso di droga e la procuravo anche ai miei amici. Era spaccio, anche se in realtà non ci guadagnavo nulla" ha ammesso Jack Bobridge, raccontando di aver sofferto tanto soprattutto per la sua famiglia. "Sono uscito nel 2022. Mia figlia era piccolissima allora, non sapeva cosa stava succedendo" ha dichiarato l'ex Campione del Mondo di ciclismo.
'Chiedere aiuto non è una debolezza'
Il faticoso e lungo percorso di riabilitazione ha riportato Jack Bobridge a ricostruire la sua vita.
L'ex campione ha trovato un nuovo lavoro come muratore e ha deciso di raccontare la sua storia per poter essere d'aiuto a chi sta vivendo dei momenti difficili. "Non è una debolezza alzare la mano e chiedere aiuto. Io non l'ho fatto, e guardate dove sono finito" ha raccontato Bobridge, che ha avuto parole molto amare per la freddezza del mondo del ciclismo.
"Mi assumo la responsabilità per quello che ho fatto, ma ci dovrebbe essere più supporto per gli atleti. Dai il 100% al tuo sport e al tuo paese e quando hai finito vieni abbandonato. Questo è tutto, nessuno mi ha mai chiamato, nessuno mi ha mandato un'e-mail. Quando ho smesso non c'è stato più nulla, ero semplicemente scomparso" ha dichiarato Jack Bobridge.