Il 2014 vede il debutto assoluto della IUC, sigla dalla quale si dirama il trittico TARI, TASI, IMU.

Premettendo che l'attuale normativa, dai profili ancora incerti (le difficoltà nel poter quantificare quanto dovuto sono segnalate qui) è comunque legata alla materiale predisposizione di regolamenti comunali (per i quali i tempi di deliberazione via via si spostano sempre più avanti), che possono prevedere tutto e il contrario di tutto, occorre conoscere quantomeno le informazioni che permettano al contribuente di prepararsi al peggio.

TARI

L'imposta che sostituisce le varie Tares, Tia e Tarsu dovrebbe essere molto simile all'ultime versione, salatissima, proposta nel 2013.

Il gettito che l'amministrazione comunale deve incassare da questa imposta deve permettere la totale copertura dei costi legati allo smaltimento dei rifiuti sostenuti. Resta presente il balzello del 5% di quanto dovuto a favore delle "defunte" province mentre sparisce il contributo statale di trenta centesimi pagato nel 2013 e richiesto per i c.d. servizi indivisibili. Non è possibile effettuare un calcolo di quanto dovuto dato che la normativa non prevede un tetto massimo dovuto.

TASI

E' legata alla copertura dei c.d. servizi indivisibili forniti dal Comune a tutti i cittadini, quali servizio di illuminazione pubblica, manutenzione strade, parchi giardini e quanto altro previsto da apposito regolamento.

Questa imposta è, in misure diverse, dovuta praticamente da tutti i cittadini che possiedono o detengono (quindi anche gli inquilini) un immobile sul territorio comunale. Anche in questo caso le amministrazioni comunali hanno amplissimo margine di manovra ma quantomeno si conosce un tetto massimo oltre il quale (salvo ulteriori aumenti delle aliquote) non si potrà andare.

In questo caso i Comuni potranno prevedere delle detrazioni sulle abitazioni principali, modulabili in base al reddito dei contribuenti. Detrazioni che i Comuni, a differenza di quanto accaduto in passato, potranno concedere discrezionalmente e che quindi presumibilmente saranno concesse con il contagocce da Comuni dai bilanci particolarmente disastrati (come tutti quelli delle grandi città italiane) e in misura più ampia da Comuni più ricchi e/o efficienti.

L'aliquota minima prevista è dell'1 per mille, anche se grazie alle detrazioni l'imposta potrebbe essere addirittura azzerata, e l'aliquota massima è pari al 3,3 per mille. Nel caso in cui l'immobile sia locato l'inquilino deve versare autonomamente al Comune una quota che varia dal 10 al 30% di quanto dovuto.

Nell'ipotesi peggiore (aliquota massima al 3,3 per mille e assenza di detrazioni), che sicuramente si verificherà per più di un contribuente, occorrerà versare circa 55 centesimi di imposta ogni euro di rendita catastale attribuita all'immobile. In presenza di un contratto di locazione l'inquilino potrebbe dover versare fino a circa 17 centesimi ogni euro di rendita catastale.

Ad esempio nel caso di un immobile con una redita iscritta al catasto di 700 euro quindi il proprietario dovrà pagare circa 388 euro, in caso di locazione tale importo sarà dovuto in parte anche dall'inquilino che dovrà versarne una quota di circa 116 euro.

IMU

L'IMU rimane a carico dei proprietari di abitazioni di lusso e sulle seconde case. L'ammontare massimo richiesto a questa tipologia di contribuente dato dalla somma di TASI e IMU non potrà superare il tetto massimo dell'11,4 per mille. Ciò quindi comporterebbe il versamento cumulativo massimo di circa 1,92 euro ogni euro di rendita catastale attribuita all'immobile. Il proprietario di seconda casa dalla rendita di 700 euro quindi dovrà versare complessivamente fino a 1.341 euro contro i 1.247 euro richiesti al massimo nel 2013.