In guerra e in amore, si dice, tutto è permesso. E, in questo caso, si tratta di guerra, guerra all'evasione fiscale e agli evasori. E il guanto di sfida è stato lanciato direttamente dall'Unione Europea. Infatti, secondo una recente direttiva emata dall'Ecofin non più tardi di 10 giorni fa, cioè il 13 marzo 2018, i commercialisti e gli esperti contabili di tutto il territorio dell'Unione, quindi anche quelli italiani, saranno obbligati per legge a denunciare le operazioni sospette dei propri clienti di cui dovessero venire a conoscenza in ragione del loro lavoro.

Ma perché l'Unione Europea ha emanato una direttiva così stringente? E quali potrebbero essere le conseguenze sia sulla categoria dei commercialisti che sui loro clienti? Vediamo di fare chiarezza sulla questione.

Le motivazioni dell'Ecofin

Il motivo principale che ha spinto i ministri finanziari di tutta Europa a proporre e far approvare questa nuova direttiva risiede nel fatto di combattere senza tregua l'evasione fiscale, in particolare le frodi transfrontaliere. Queste operazioni sono divenute molto frequenti soprattutto perché in questa maniera si riescono ad eludere le imposizioni dei sistemi fiscali nazionali più pesanti, come quello italiano. Infatti, sono state utilizzate molto frequentemente dalle aziende di internet proprio a questi scopi.

In pratica, i commercialisti dovrebbero denunciare tutte quelle operazioni dei propri clienti che, secondo il testo della nuova direttiva, presentano la possibilità di mettere in atto degli schemi di pianificazione fiscale particolarmente aggressivi e volti ad un abbattimento considerevole dell'esborso nei confronti dell'Erario.

Le sanzioni, nei confronti dei professionisti inadempienti, sarebbero estremamente pesanti.

Le possibili conseguenze

Data l'estrema ampiezza delle operazioni effettuate dai commercialisti per la propria clientela e la genericità delle indicazioni fornite dalla nuova direttiva europea, le associazioni di categoria denunciano che le operazioni da comunicare potrebbero essere veramente molte.

Tanto più che, adottando i criteri indicati dall'Unione Europea, nell'alveo delle operazioni sospette potrebbero essere fatte rientrare anche specifiche misure di sostegno alle imprese volute e approvate dai vari governi europei come, ad esempio, l'ACE italiano, cioè l'Aiuto alla Crescita Economica. D'altra parte i commercialisti lamentano che nessun governo ha mai predisposto, finora, una norma che preveda l'obbligo di denuncia di fatti fiscali anche gravi dietro minaccia di pesanti sanzioni anche penali. Di norma ci si avvale di chi informa le autorità volontariamente.

D'altra parte se è giusto che le tasse vengano pagate da tutti, fanno notare i commercialisti, è anche vero che se si dovesse adottare in pieno questo cosiddetto ruolo da spia del governo, fa notare Alessandro Solidoro intervistato da Il Messaggero di Roma, potrebbe venire meno quel rapporto di fiducia tra professionista e cliente che indurrebbe da una parte quest'ultimo a non rivelare tutta la sua situazione finanziaria al consulente e, per questa via, potrebbe portare il consulente a commettere tutta una serie di errori che, in altra situazione, si sarebbero potuti evitare, danneggiando se stesso e il proprio cliente.

Per non parlare delle situazioni in cui si potrebbero verificare dei veri e propri falsi o errori di valutazione con soggetti che si denunciano a vicenda o cittadini onesti che si trovano nei guai con il Fisco solo sulla base di un'impressione. Infine, molto più semplicemente, ci potrebbe essere una fuga dei clienti verso lidi e professionisti, di Paesi Extra Ue, che non soggiacciono a simili obblighi, danneggiando un intero settore a livello continentale. Aspetti, questi, notano i commercialisti, che andrebbero approfonditi.