La Pace Fiscale è un tema che interessa tutte le categorie di contribuenti italiani. Sia che si tratti di privati cittadini o di imprese. Ma dalle ultime indiscrezioni che trapelano dalle stanze ministeriali anche a causa della difficile situazione in cui si trova la maggioranza di Governo e, in particolare, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, per far quadrare i conti della prossima Manovra Economica potrebbero verificarsi delle esclusioni a causa delle soglie determinate per accedere al beneficio o della tipologia di tributi ricompresi.

Il quotidiano economico della Confindustria, "Il Sole24ore" ha effettuato recentemente un'attenta analisi delle variabili che potrebbero determinare queste esclusioni.

Fondamentalmente si tratta di tenere d'occhio almeno quattro fattori. Questi sono, innanzitutto, la somma richiesta dal Fisco, poi la pendenza o meno di un eventuale contenzioso, se sono presenti dei debiti Iva dato che quest'ultima è un'imposta armonizzata a livello europeo e, infine, se si è aderito ad una delle due definizioni agevolate delle cartelle esattoriali le cosiddette rottamazioni.

L'adesione alle precedenti rottamazioni

Lo scorso 1 ottobre 2018 è scaduto il termine ultimo per il pagamento dell'ultima rata della prima rottamazione e, contestualmente, per il pagamento della seconda rata della rottamazione bis. Ora, ciò che è certo, è che chi non si trovasse in regola con i pagamenti relativi sarebbe automaticamente escluso dai benefici derivanti dall'introduzione della Pace Fiscale.

E questo, fondamentalmente, per un'esigenza di raccordo normativo del nostro sistema fiscale. Per chi, invece, non ha mai aderito ad alcun tipo di rottamazione delle cartelle occorrerà attendere la conclusione dell'iter parlamentare della Manovra Economica per conoscere nel dettaglio i criteri e i requisiti stabiliti dalla maggioranza M5S - Lega per poter aderire.

Il debito con il Fisco

Anche per quanto riguarda il debito in essere con l'amministrazione finanziaria che potrà accedere ai benefici della Pace Fiscale inizialmente era stato fissato ad un massimo di 100 mila euro. In seguito si era parlato addirittura di un tetto di 1 milione di euro, come avrebbe voluto la Lega di Matteo Salvini, ma alcuni erano arrivati a ventilare un'ipotesi di tetto addirittura di 5 milioni di euro. Ora sembrerebbe che il Governo abbia trovato un equilibrio intorno alla cifra dei 500 mila euro.

In effetti, come fa notare "Il Sole24ore" anche se si considera l'entità degli importi non riscossi dall'Agenzia delle Entrate relativamente alle cartelle esattoriali, si parla di circa 870 miliardi di euro. E anche se è vero che ben il 96% dei contribuenti ha debiti con il Fisco inferiori ai 100 mila euro, questi rappresentano solo il 20% del dovuto che sale al 30% se si sommano gli importi a debito fino a 500 mila euro. Da questo si capisce come il vero problema del mancato gettito fiscale siano i grandi evasori.

La presenza di un eventuale contenzioso

Un terzo fattore da tenere in considerazione è l'eventuale esistenza, al momento della richiesta di adesione alla Pace Fiscale, di una lite fiscale. Era intenzione del Governo includere questi contenziosi nella Pace Fiscale. Ma, a tutt'oggi, occorre ancora capire se il limite massimo dei 500 mila euro sarà unico ed unitario o meno. In pratica, se all'interno di detto limite dovranno essere incluse anche le liti fiscali oppure se verrà previsto un tetto diverso per i contribuenti che rientrano in questa casistica. Inoltre, potrebbe essere valutato attentamente il grado processuale a cui è giunto il contenzioso. L'ipotesi più accreditata era quella di un'esclusione delle sole liti pendenti davanti alla Corte di Cassazione. Ma, in questo caso, ad essere escluse dalla Pace Fiscale sarebbero circa l'11% delle liti.

La tipologia del tributo da pacificare

Come accennato sopra, per quanto attiene alla tipologia di tributi da sanare va detto subito che per quanto riguarda l'Iva possono essere pacificati solo sanzioni ed interessi. Infatti trattandosi di un'imposta armonizzata a livello europeo il Governo ha meno possibilità di manovra. Di conseguenza chi rientrasse in questo tipo di casi dovrà mettere in conto di pagare di più per sanare la propria posizione. Oltre a ciò occorrerà vedere se potranno essere sanati anche i debiti derivanti dal mancato versamento dei contributi previdenziali e i tributi degli enti locali e le multe. Ma anche qui, in termini percentuali si tratta di circa il 17% delle cartelle totali rimaste insolute.