Anche i buoni pasto nel mirino della manovra con un incremento della tassazione che potrebbe costare ai lavoratori una cifra intorno ai 100 euro l’anno in meno in busta paga. Responsabile di questa tassazione nascosta è una norma inserita nella legge di Bilancio 2020 che prevede, a partire dal 1° gennaio 2020, una riduzione della soglia di esenzione per i ticket cartacei ed un aumento per quelli elettronici, con il risultato che i lavoratori che ricevono il classico buono pasto cartaceo quale sostitutivo del servizio mensa si ritroveranno sostenere un aggravio Irpef.

Manovra 2020, penalizzazione in arrivo per i buoni pasto cartacei

Secondo la legge di Bilancio 2020, attualmente in fase discussione, dal 1° gennaio 2020 la soglia di esenzione, vale a dire la cifra entro la quale i buoni pasto con concorrono alla formazione del reddito, sarà ridotta da 5,29 € a 4 € giornalieri. Questo significa che i datori di lavoro dovranno tassare in busta paga 1,29 € al giorno in più, calcolando su questa cifra anche premi Inail e contributi Inps per un importo che, su base annua, si aggirerà intorno ai 300 €. Per effetto dell’aumento della base Irpef imponibile, i lavoratori si troveranno così a riscuotere circa 100 € l’anno in meno in busta paga, mentre per le imprese questo comporterà un aggravio stimato intorno agli 85 € l’anno per ogni lavoratore.

Parallelamente alla maggiore tassazione sui buoni cartacei, la manovra prevede un incremento della soglia si esenzione per i buoni pasto elettronici, che passerà da 7 € a 8 €. Una evidente penalizzazione, quindi, a carico di chi usa ancora il classico blocchetto di ticket allo scopo di incentivare l’uso del buono in formato elettronico, nell’ottica di una maggiore tracciabilità e controllo sul suo utilizzo.

La differenza tra buoni pasto cartacei ed elettronici

I buoni pasto possono essere utilizzati per fruire della somministrazione di alimenti e bevande presso esercizi pubblici quali, ad esempio, bar, ristoranti, pizzerie oppure per acquistare prodotti pronti di gastronomia presso rosticcerie o supermercati. Queste regole sono poi sottoposte ad ulteriori restrizioni in base alle quali i buoni pasto non sono cedibili, non possono essere convertiti in denaro o dare origine ad un resto se non spesi nell’interezza del valore nominare e, seconda una recente norma introdotta nel 2017, possono essere sommati per essere spesi contemporaneamente fino al limite massimo di otto buoni.

E’ quindi evidente che le regole sulla legittima fruizione dei buoni pasto possono essere maggiormente controllate grazie alla tracciabilità dei ticket elettronici, da qui l’incentivo al loro utilizzo che, secondo la norma inserita nella legge di Bilancio 2020, dovrebbe derivare dalla contemporanea riduzione della fiscalità sui buoni elettronici e dalla penalizzazione di quelli cartacei.