Il Giudice di Pace di Rieti ha riconosciuto come fondata la richiesta di rimborso e indennizzo di un consumatore reatino contro la compagnia telefonica H3G, proprietaria della Tre, resasi colpevole di violazione della correttezza contrattuale per aver attivato e addebitato nelle bollette telefoniche dei servizi mai richiesti dal consumatore. Il Giudice ha stabilito che lo stesso ha diritto al rimborso di quanto pagato in eccesso oltre ad un indennizzo ulteriore di 1.420 euro.

I fatti alla base della sentenza

Il consumatore aveva sottoscritto, presso un centro della Tre, un contratto di abbonamento che prevedeva il pagamento bimestrale di 80 euro.

Ma, già dalla prima fattura telefonica recapitata al suo domicilio, il consumatore reatino si era reso conto che gli erano stati addebitati dei servizi non richiesti, tra cui musica e giochi. Questo aveva fatto lievitare le bollette di quasi 50 euro. Di conseguenza, il malcapitato consumatore si era subito attivato per contattare la compagnia telefonica e chiedere spiegazioni e correzioni della fattura. Da parte sua la H3G avrebbe completamente ignorato le richieste di chiarimenti e revisione delle fatture da parte del cliente, limitandosi ad informarlo che i servizi attivati andavano disdetti entro sette giorni con SMS. A questo punto il consumatore avrebbe tentato anche di ricorrere ad un tentativo di conciliazione presso la Confconsumatori (come è di prassi in questi casi) per risolvere bonariamente il contenzioso .

Ma la compagnia telefonica non si era presentata all'appuntamento. Per questo si è rivolto al Giudice di Pace.

Le motivazioni della decisione del Giudice

In pratica l'organo giudiziario monocratico ha riconosciuto l'ingiusta attivazione dei servizi da parte della compagnia telefonica Tre. Servizi che, si ribadisce, non erano stati richiesti dal consumatore e, quindi, nemmeno mai utilizzati.

Di conseguenza, la Tre è stata condannata alla restituzione integrale dei costi applicati, al pagamento di un indennizzo e al risarcimento del danno non patrimoniale. Nello specifico la Tre è stata condannata a pagare, oltre alle spese di giudizio e legali, 95,76 euro di somme già pagate, 120 euro come indennizzo per l'attivazione di servizi non richiesti, 500 euro a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale e 800 euro come ulteriore indennizzo per non aver risposto ai reclami del cliente e non essersi presentata la tentativo di conciliazione.

In pratica, come fa notare l'Avvocato Francesca Tilli, legale della Confconsumatori di Rieti, nel caso specifico sarebbero state violate le disposizioni degli articoli 1175 e 1375 del Codice Civile. Questi, infatti, disciplinano il "comportamento secondo correttezza" sia da parte del debitore che del creditore e la cosiddetta "esecuzione di buona fede" nell'adempimento delle obbligazioni contrattuali. Da quest'ultimo punto di vista, come più volte sostenuto dalla dottrina giurisprudenziale, le parti hanno l'obbligo di informarsi circa ogni questione che sia rilevante per la controparte. Quindi, nel caso specifico, la H3G avrebbe dovuto informare tempestivamente il consumatore delle anomalie riscontrate nei suoi consumi ed, eventualmente, sospendere il servizio in via cautelativa. Non avendo adempiuto a tale obbligo la compagnia telefonica si è resa inadempiente e per tali motivi è stata condannata al risarcimento.